Frasiarzianti's Blog

Le frasi più belle tratte dai libri letti

Archivio per la categoria “Sport, 16 libri”

Gli scacchi, la mia vita – Garry Kasparov

“Da enfant prodige degli scacchi in un paese che per gli scacchi va pazzo come l’Unione Sovietica, dovetti abituarmi molto presto ai discorsi in pubblico e alle interviste.”

“Ciascuno di noi crea la formula irripetibile del proprio processo decisionale: il nostro obiettivo è identificarla, valutarne le modalità, trarne il meglio e possibilmente migliorarla.
Gli scacchi, la vita racconta come sono arrivato a definire la formula valida per me, da quando ero un ragazzino fino all’epoca attuale che mi offre il vantaggio di poter guardare indietro con il senno di poi.”

“In teoria, chiunque può imparare a giocare a scacchi in mezz’ora, e le regole sono uguali per uomini, donne e bambini: ma solo quando ci spingiamo per la prima volta al di là di esse, oltre quel primo livello in cui siamo concentrati esclusivamente sulle mosse consentite, cominciamo a dar forma alla struttura che ci rende diversi da chiunque altro abbia mai mosso una pedina.”

“Gli scacchi sono un unico nesso cognitivo, una circostanza in cui arte e scienza si uniscono nella mente umana e vengono poi raffinate e potenziate dall’esperienza.”

“Se si gioca senza un obiettivo a lungo termine, ogni decisione diventerà una semplice reazione all’avversario, e quindi si farà il suo gioco invece del proprio.”

“Il primo passo è quindi avere degli obiettivi precisi, il secondo è rimanervi coerenti e non abbandonare il cammino.”

“Quando l’avversario complica le cose si è tentati di rispondere allo stesso modo, di raccogliere il guanto e accettare la sfida, ma è proprio quello che lui vuole e quindi bisogna evitare di farlo.”

“Per elaborare strategie vincenti è fondamentale essere consapevoli dei propri punti di forza e lati deboli, sapere dove si è dotati in modo particolare.”

“Uno stratega deve avere fiducia nella propria strategia e il coraggio di seguirla fino in fondo, ma allo stesso tempo deve essere abbastanza aperto da capire quando è necessario cambiare rotta.”

“Perché? è la domanda che separa le persone pratiche dai visionari, i semplici tattici dai grandi strateghi, quella che bisogna porsi continuamente se si vuole capire, sviluppare e seguire la propria strategia.”

“Il numero totale di posizioni in una partita di scacchi supera quello degli atomi nell’universo.”

“Il mio sonnellino pomeridiano continua a essere sacrosanto.”

“Avere una buona etica del lavoro non significa essere un fanatico, ma acquistare consapevolezza e poi agire. Come abbiamo utilizzato, oggi, ogni ora in cui siamo stati svegli? E queste ore come le impiegheremo, domani?”

“Il primo scacco che abbiamo subito nonostante un grande vantaggio di materiale è una lezione importante.”

“Catturare un pezzo richiede l’investimento di una mossa, ma mentre conquistiamo materiale magari perdiamo tempo. Dobbiamo decidere in anticipo se il cambiamento che abbiamo intenzione di fare sarà totalmente positivo per la nostra posizione o no.”

“Ogni mente affronta un problema in un modo unico, per il peculiare insieme di esperienze che ogni persona porta con sé.”

“Per guardare avanti è necessaria una profonda conoscenza di quello che è successo prima.”

“Tutti gli elementi che fanno degli scacchi un’arte si manifestano nel mediogioco.”

“Io crebbi tra questi due poli, leggendo libri e facendo domande senza mai fermarmi.”

“Sono convinto che chi attacca è sempre in vantaggio.”

“Chi partecipa a una gara per arrivare secondo? Chi vuole diventare da grande vicepresidente? Se limitiamo le nostre ambizioni, limitiamo di conseguenza le nostre conquiste.”

“La difesa statica è morta: oggi combattere significa colpire per primi e colpire duro.”

“Anche in una posizione equilibrata, un avversario che rimane sulla difensiva è più portato a fare un errore. Condurre l’azione ci offre più occasioni e una maggiore capacità di controllare il nostro destino, e quindi genera energia positiva e fiducia in noi stessi. L’energia che creiamo, la nostra adrenalina mentale, non è una cosa da poco.”

“Vincere crea l’illusione che tutto vada bene: c’è una fortissima tendenza di considerare solo il risultato positivo senza considerare ciò che invece è andato male, o avrebbe potuto andare male, strada facendo. Dopo una vittoria vogliamo solo festeggiare, non analizzarla.”

“Dobbiamo continuamente mettere in discussione lo status quo, soprattutto quando le cose vanno bene. E’ evidente che quando vanno male ci diciamo che la prossima volta faremo meglio, ma dobbiamo esercitarci a farlo anche quando vanno bene. Se no, inevitabilmente, ci aspettano l’immobilismo e la rottura finale.”

“Ci vuole una grande forza interiore per mettere in discussione il successo, fronteggiare i fallimenti e per accettare il fatto che i cambiamenti sono necessari, e ancor più per metterli in pratica.”

“Ci sono poche cose così brutali come gli scacchi professionistici. Bisogna trascorrere cinque o sei ore totalmente concentrati in diretta competizione con un’altra mente, con il ticchettio di un orologio e senza potersi nascondere da nessuna parte. Non ci sono compagni di squadra con cui condividere la responsabilità, né arbitri ai quali dare la colpa, né dadi sfortunati o carte da girare.”

“L’energia nervosa è l’armamento di cui disponiamo in ogni battaglia mentale: se non ne abbiamo abbastanza la nostra concentrazione diminuisce, se ne abbiamo troppa il risultato può essere esplosivo, sia per noi che per il nostro avversario.”

“Il nostro livello di sicurezza si riflette nel nostro modo di muoverci e di parlare, non solo in ciò che diciamo, ma anche per come lo diciamo.”

“Un altro elemento critico nella percezione che gli altri hanno di noi è il modo in cui noi ci percepiamo. Un bell’abito e una stretta di mano energica devono avere un parallelo nel nostro sguardo e nel timbro della nostra voce.”

“Sentire di avere il controllo del proprio destino alla scacchiera, a casa, a scuola, sul lavoro, agisce positivamente sul benessere mentale e fisico, e, di conseguenza favorisce migliori prestazioni in genere.”

“Evitare le responsabilità mette in moto un dispositivo di risparmio di energie, ma inevitabilmente ci porta lontano dai nostri obiettivi.”

“E’ del tutto naturale sentirsi un po’ a disagio quando ci si trova sotto pressione. E’ quando iniziamo a essere indifferenti a nuove sfide che è il caso di preoccuparsi.”

“Non viviamo la nostra vita motivandoci con inganni e strategie: non possiamo prenderci in giro troppo a lungo. Nella nostra vita non dobbiamo farci relegare in un ruolo secondario solo perché ci rifiutiamo di cercare nuove sfide ed evitiamo le responsabilità. Il gioco che si svolge dentro di noi è il gioco, non è psicologia. E’ la vita come dovrebbe essere vissuta, un’autobiografia in divenire.”

“Riuscire a evitare le sfide non è una meta di cui essere orgogliosi.”

“Più è estesa la nostra conoscenza, più si allarga la potenziale portata della nostra comprensione. Cominciamo a scorgere connessioni non visibili in precedenza e ogni cosa prende connotati più chiari.”

“E’ un segno di padronanza della realtà essere capaci di accettare una sconfitta a breve, in vista di un guadagno a lungo termine, e il mondo politico di oggi lo ha dimenticato quasi completamente.”

“Le mosse che facciamo sulla scacchiera non hanno tutte la stessa importanza e dobbiamo basarci sull’intuito per dire a noi stessi che ora, in questo preciso momento, dobbiamo prenderci un po’ più di tempo perché tutta la partita potrebbe dipendere da questa decisione.”

“In una posizione di squilibrio, il primo che prenderà una decisione sarà quello che alla fine scriverà i libri di quella storia.”

La mano di Dio – Diego Armando Maradona

“Vi parla Diego Armando Maradona, l’uom che segnò due gol all’Inghilterra e uno dei pochi argentini che sanno quanto pesa la Coppa del Mondo…”

“Ma in qualcosa non sono cambiato e non mi sono contraddetto: quando decisi di giocare per una causa, lo feci e diedi tutto me stesso.”

“Il resto è nella storia. E ognuno lo ricorda come lo sente, come gli viene. Perciò dico che questa è la mia verità, la mia. Che ognuno si tenga la sua.
L’unica cosa che posso urlare, perché tutti la possano sentire, e l’unica cosa che posso scrivere, perché tutti la possano leggere, è che non dimentico che quando dicevo che saremmo diventati campioni, mi trattavano come un pazzo. Be’, non ero poi così pazzo, no? Alla fine ne siamo usciti campioni.
Quello che racconterò qui è come abbiamo fatto ad arrivarci.”

“Come avrei potuto immaginare che avrei raccontato da un posto come Dubai tutto quello che facemmo in Messico trent’anni fa? Da Dubai! Da Villa Fiorito a Dubai, così è stata tutta la mia vita.”

“La droga non mi migliorò come giocatore, anzi mi peggiorò- Sapete che giocatore sarei stato se non mi fossi drogato? Sarei stato per molti e molti anni quello lì del Messico. Fu il momento più felice in un campo da calcio.”

“Di me si può dire qualsiasi cosa. Ma quando mi pongo un obiettivo, lo raggiungo. E quando avevo il pallone tra i piedi, sentivo che avrei sempre raggiunto quello che mi proponevo.”

“Io posso aver fatto molte stupidaggine – e di fatto ne feci -, ma nessuno dimenticherà mai che segnai due gol agli inglesi, con ancora fresca la ferita per la guerra delle Malvine, e che sollevai quella Coppa del Mondo che nessun argentino finora ha più sollevato. Nessuno, mai, lo dimenticherà. E nemmeno io.”

“Allora me ne andai al Napoli, e nel Napoli ebbe inizio un’altra vita. Arrivai al San Paolo nel luglio 1984, proprio in un periodo in cui la Nazionale se la stava passando male, molto male.”

“Le qualificazioni sudamericane sono dure, durissime. L’avrei vissuto in seguito, come allenatore. Gli europei non hanno la più pallida idea di cosa voglia dire giocare sui campi sudamericani contro squadre sudamericane. Ti distruggono le ginocchia come nient’altro, tutti i campi sono difficili.”

“Alla fine dell’85, più o meno a novembre, realizzai il sogno di tutti i napoletani: battemmo la Juve grazie a un mio gol, su calcio di punizione, che Tacconi sta ancora cercando.”

“Se il Napoli è felice, io sono felice.”

“Lasciatemi ricordare, anche solo per un istante, che il mio unico divertimento era, ed è ancora, il campo, il pallone.”

“Chi invece era ancora al mio fianco, in quel periodo, era Fernando Signorini, il Ciego, e sarebbe venuto con me in Messico, insieme a Salvatore Carmando, che era il massaggiatore del Napoli, un altro fenomeno. Entrambi a spese mie.”

“Nel magazzino si respira l’odore del calcio; i magazzinieri lavorano come bestie, arrivano al campo quattro ore prima di te e se ne vanno quattro ore dopo.”

“Io ero fermamente convinto di una cosa: era meglio non partire come favoriti. I favoriti non vincono mai.”

“I giocatori forti bisogna difenderli dentro e fuori dal campo. Esattamente quello che non fecero con me.”

“Parlo del gol che feci contro l’Italia a Puebla, nella seconda partita del Mondiale, il 5 giugno.
Per questo motivo, metto quel gol molto, molto in alto nella classifica di tutti quelli che ho segnato nella mia carriera. Per lo stile, per come ho fregato Scirea e per come l’ho colpita, mettendola fuori dalla portata di Galli e piazzandola sul secondo palo. Sotto l’aspetto tecnico e per importanza storica, è uno dei gol più belli della mia vita. E uno di quelli per i quali ho esultato di più.”

“Era speciale. Sapevo di essere arrivato in un paese dove si respira calcio. In una città come Napoli dove si viveva di calcio. Quando arrivai la prima volta, la prima cosa che mi chiesero fu di battere la Juve, di battere il Milan, di battere l’Inter.”

“Ma nell’86 le circostanze erano diverse. Agli italiani ero addirittura simpatico. Certo, non avendo ancora tolto nessuno scudetto alle grandi, facevo ancora simpatia.”

“Quasi due anni prima, nel luglio dell’84, quello che si era trovato bene, anzi benissimo, nel Napoli ero stato io. Dico che mi ero trovato più che bene perché molte cose in quella città mi facevano ricordare le mie origini e anche il quartiere La Boca. Era facile sentirmi a casa, sebbene fosse una città di matti.”

“A quell’epoca nel campionato italiano c’erano campioni veri. Ogni squadra ne aveva uno o due. C’erano Platini nella Juve, Rummenigge nell’Inter, Laudrup nella Lazio, Zico nell’Udinese, Socrates e Passarella nella Fiorentina, Falcao e Toninho Cerezo nella Roma. Pensa che gente!”

“Eh no, cazzo! Io volevo vincere! Io volevo vincere tutto, battere tutti. Chiunque mi fosse capitato davanti. E così fu: lottai, lottai e, alla fine, uccisi il mito Platini.”

“Ma per questo mancavano ancora un paio d’incontri, e in un certo senso alcuni anni, per dimostrare a Pelé e a Platini chi era chi.”

“E’ che l’Italia, anche se non è nel suo momento migliore, va sempre rispettata. o, meglio ancora, non va rispettata. Bisogna passargli sopra. Gli italiani sono come i tedeschi: vedono una goccia di sangue e moltiplicano le energie.”

“Quando mancava poco, Vialli si avvicinò a Garrè…
Facciamo pari, Garrè, pareggio. Parla con Bilardo – gli disse.
Ma che pareggio, vogliamo vincere – gli rispose Garrè.”

“Il calcio di oggi è frettoloso, non rapido. Occhio, che è diverso. Arrivano esausti alla porta avversaria, e non deve essere così. Alla rete avversaria bisogna arrivarci bene, non necessariamente in modo veloce.”

“Per il potente Nord fu un duro colpo quello che gli infliggemmo con il Napoli. Durissimo. E non era solo a Napoli: da lì in giù mi amavano. Tutto il Sud povero mi amava. Io ero la loro bandiera. la bandiera del Sud povero contro il potente Nord, quello che toglieva al Nord ricco per dare al Sud povero. E’ sempre stato così.”

“Da lì in poi, da quando iniziammo a batterli. volevano farmi fuori. E nel 90 più che mai. E nel 91, Matarrese e Ferlaino me la fecero pagare. Era una coppia molto potente. Dall’Italia me ne sono andato senza prendere una lira e ho dovuto lasciare tutto. Non reclamai né dissi nulla. Me ne andai.
Poi gliela fecero pagare anche a Cani. A Caniggia. Solo in due giocatori su diecimila risultammo positivi. Fu per l’affare che gli avevamo fatto saltare nel 90. Lo vedrebbe perfino un cieco.”

“Avevo ragione io. Dalma dovette darmi ragione. Se in Argentina mi dimostrano molto amore e un affetto incondizionato, a Napoli questo si moltiplica. Quando scoprirono che era in città, non riusciva più a camminare per strada. la gente si inginocchiava davanti a lei. E Dalma li aiutava ad alzarsi e gli diceva che non aveva fatto nulla, che si calmassero.”

“Quello che si tolse i pantaloncini per indossare la cravatta fu Platini, proprio Platini, il peggiore. Già trent’anni fa lo vedevo il francesino tutto profumato, molto light… Niente di strano: Platini è sempre stato sui due lati della barricata, con il caviale e lo champagne da una parte, ma poi voleva anche farsi vedere con noi giocatori che ci battevamo, che scioperavamo se necessario. Teneva il piede in due scarpe. O ci provava.”

“Zico era un tipo meraviglioso, ti invitava a casa sua, scherzava, ti presentava ai suoi figli… Platini, invece, non lo conoscevo, non lo conosco e non conosco nemmeno i figli, né la moglie, né l’amante… Né la banca dove ha messo tutti i soldi che ha rubato.”

“Hanno scelto Gianni Infantino, che è passato da estrarre le palline nei sorteggi a fare il presidente della FIFA. Non gli è importato nulla che il suo capo, Blatter, fosse con le spalle al muro. Per non dire peggio. Non gli è importato perché a loro non importa del calcio. Chiedo al giudice che sta portando avanti l’indagine: non è il caso di chiamare Infantino? Gli ricordo, nel caso in cui non lo sappia, che è stato assistente di Platini per nove anni.”

“E quindi, siccome io lo ricordavo benissimo, non giocai la partita pensando che avremmo vinto la guerra, ma invece che avremmo reso onore alla memoria dei caduti, che avremmo dato sollievo ai familiari dei ragazzi e cancellato l’Inghilterra dalla mappa del calcio mondiale… Lasciali fuori dal Mondiale era un po’ come costringerli alla resa. Era una battaglia, sì, ma nel mio campo di battaglia.”

“Quella era una partita di calcio, e noi la interpretammo proprio così. Perché con noi gli inglesi furono dei cavalieri. Anche dopo la nostra vittoria, ci vennero a salutare, vennero negli spogliatoi perché ci scambiassimo le magliette.”

“La politica ha sempre usato il calcio e sempre lo userà, su questo non c’è il minimo dubbio. Non è la stessa cosa farsi una foto con un giocatore di calcio o con un giocatore di briscola, e su questo il politico lo sa e lo saprà sempre, nei secoli dei secoli. E non è lo stesso vincere un Mondiale, avere una Nazionale che vince un Mondiale e tranquillizzi la situazione nel paese.”

“Di quel gol con la mano non mi pento assolutamente. Nessun pentimento! Con tutto il rispetto che meritano tifosi, giocatori e dirigenti, non mi pento affatto. Perché con questo genere di cose ci sono cresciuto, perché a Villa Fiorito segnavo gol di mano continuamente. E la stessa cosa feci davanti a centomila persone che non si accorsero di nulla… Perché tutti esultarono per il gol. E se esultarono fu perché non avevano il minimo dubbio.”

“Disse (Lineker), mi ricordo, che una giocata del genere, in Inghilterra, la consideravano un imbroglio, e un imbroglione colui che la faceva. Gli dissi che per me quello era un gesto di furbizia, e furbo chi lo faceva.”

“Adesso possono venire i Messi, i Tevez, i Riquelme e fare dieci gol ciascuno. Migliori di quello. Ma quel giorno noi giocavamo una partita contro l’Inghilterra, dopo una guerra il cui ricordo era ancora fresco e nella quale quei ragazzi argentini di 17 anni erano andati a combattere con le scarpette Flecha, li avevano mandati a sparare contro gli inglesi, che dovevano solo decidere quanti ammazzarne e quanti lasciarne vivi… Questo non si può paragonare a nient’altro. E tutto questo i padri l’hanno raccontato ai figli, e i figli ai loro figli. Perché sono già passati trent’anni, trent’anni. E lo raccontano ancora.”

“Il secondo posto non esiste, non esiste…”

“E a quel punto sì, il brasiliano fischiò la fine. Proprio un brasiliano, guarda caso. Campioni del mondo! Campioni del mondo! Sapete cosa vuol dire questo, cosa vuol dire essere campione del mondo con la maglia del tuo paese, con la tua maglia? Non c’è niente di paragonabile.”

“L’impressione è quella di aver rovinato il business a qualcuno, un business bello grosso! Erano già pronte anche le bandierine, metà italiane e metà tedesche, perché quella era la finale che tutti volevano. Ma facemmo fuori dalla Coppa gli italiani e mandammo in fumo un affare da parecchi miliardi, questo è certo. Li lasciammo fuori dalla finale che Matarrese credeva di essersi già garantito.”

Antologia di racconti sul Catania Calcio – AA.VV.

“In quel breve tragitto ho avvertito un senso di appartenenza, non mi sentivo più legato solo a quel mio parente, ma a tutte quelle persone che, con sciarpe al collo o berretti dai colori rosso e azzurro, mi sorridevano scambiando dei cenni di saluto con tanti altri soggetti accomunati solo da quei colori.”

“Più le cose andavano male e più io mi legavo al Catania”

“Furono quelli i tempi del televideo, alle 15 in punto mi collegavo alla pagina dello sport e quei numeri verdi accanto alle squadre di C, lampeggiavano al cambiare del risultato in campo. Esultavo e imprecavo come se mi trovassi al “Cibali” o in trasferta.”

“Fuori dalla tua città la sconfitta la vivi da solo.”

“Il Catania fa parte integrante di me, mi ha accompagnato per tutta la vita e lo considero, oggi come allora, il mio grande amore e niente più.”

“Il telefono s’illumina: sono le 06.53 del mattino. La sveglia sarebbe suonata di lì a breve. E’ una calda mattinata milanese di fine giugno, una di quelle mattine in cui il cielo è bianco per l’umidità. Una fastidiosissima cappa che non ti permette di respirare, già dall’alba fin da subito. Questa sensazione la senti sempre, durante tutto il giorno. Ti si appiccica addosso, costantemente e in affanno, ti toglie ogni respiro. Cerchi di sopravvivere accendendo il condizionatore ma la scelta è tra il mal di gola e l’oppressione della cappa.”

“Già, uscire. Sono catanese, vivo a Milano; la mia bolla casalinga fatta di extraterritorialità etnea non può proteggermi. Non sono un indigeno tra gli indigeni. Sono un indigeno tra i cowboy, sono in terra straniera.”

“Ad un certo punto l’altoparlante diede l’annuncio delle formazioni e i calciatori fecero il loro ingresso in campo. Con il mitico allenatore Carmelo Di Bella c’erano quelli che hanno fatto la storia del Catania anni ’60. L’avversario di turno era il Torino. L’onda delle voci, lo sventolio  delle bandiere, i cori, i battimani e il suono cadenzato dei tamburi mi travolsero.”

“Con l’avvento di Internet mi sono subito messo in contatto con il sito di Calciocatania.com, ma ancor prima c’era quello gestito da Robnic di cui non ricordo il nome: Ho fatto la conoscenza di Gennaro e Orazio Esposito, due grandissimi amici che mi mandavano i video del Catania su cd che guardavi sette giorni dopo.”

Febbre a 90 – Nick Hornby

“E’ sempre là dentro, in cerca di una via d’uscita.”

“Febbre a 90 è il tentativo di acquisire un qualche punto di vista sulla mia ossessione. Perché una relazione iniziata come una cotta da scolaro è resistita per quasi un quarto di secolo, più a lungo di ogni altro legame da me liberamente scelto?”

“Il modo in cui il calcio è vissuto dalla gente sembra offrire ogni genere di informazione sulla nostra società e sulla nostra cultura.”

“Mi innamorai del calcio come mi sarei poi innamorato delle donne: improvvisamente, inesplicabilmente, acriticamente, senza pensare al dolore o allo sconvolgimento che avrebbe portato con sé.”

“La condizione naturale del tifoso di calcio è l’amara delusione, indipendentemente dal risultato.”

“…erano i tempi in cui i cronisti televisivi incoraggiavano i disordini piuttosto che invocare con magniloquenza la reintroduzione del servizio militare.”

“La paternità, come direbbe l’allenatore George Graham, è una maratona, non uno sprint.”

“La vita non è, non è mai stata, una vittoria in casa per 2-0 contro i primi in classifica con la pancia piena di patatine fritte.”

“Durante la prima metà degli anni Settanta, però, a ogni partita dell’Arsenal che andavo a vedere c’era uno scontro.”

“La questione fondamentale sulla morte, metaforicamente parlando, è che è destinata ad arrivare prima che siano stati assegnati i trofei più importanti.”

“Ma a volte la sento ancora dentro di me quella rabbia, alle partite fuori casa, quando siamo circondati dai tifosi avversari e l’arbitro non ci concede niente e noi resistiamo e resistiamo e teniamo duro e poi Adams scivola e il loro centravanti è lì pronto e poi c’è quel muggito terribile e irritante tutt’intorno…”

“Ti piace il calcio? Allora ti piacciono anche il soul, la birra, pestare la gente, palpare le tette alle donne, e i soldi. Sei un tipo da rugby o cricket? Allora ti piacciono i Dire Straits o Mozart, pizzicare il sedere alle donne, e i soldi.”

“A quell’epoca il calcio era la vita, e non sto parlando metaforicamente…”

“…e all’improvviso la vita si riempì di alcol e fumo e letteratura europea e dischi di Van Morrison.”

“Ma di chi è il calcio, alla fin fine?”

“Il calcio, com’è noto, è il gioco del popolo, e come tale cade nelle grinfie di tutta quella gente che non è, insomma, il popolo.”

“Una volta credevo, anche se adesso non lo credo più, che crescere e diventare adulti fossero due cose analoghe, due processi inevitabili e incontrollabili entrambi. Adesso penso che diventare adulti sia una cosa dominata dalla volontà, che si possa scegliere di diventare adulti, ma solo in determinati momenti.”

“In verità quel luogo mi spaventava, e il calcio, la mia consolazione dell’infanzia, la mia coperta di Linus, fu un modo per far fronte a tutto questo.”

“Non mi era mai venuto in mente, prima, che il calcio fosse davvero un gioco buffo, e che come la maggior parte delle cose che funzionano solo se uno ci crede, la visione da dietro è ridicola, come la visione dietro le quinte di un set cinematografico a Hollywood.”

“Le camere delle ragazze fornivano innumerevoli indizi sui loro caratteri, sul loro passato e sui loro gusti; i ragazzi, invece, erano intercambiabili e informi quanto dei feti, e le loro stanze, a parte qualche poster occasione dell’Athena qua e là, erano spoglie come casse da morto.”

“A volte mi accorgo che nel mio gruppo di amici tifosi dell’Arsenal c’è una sorta di rivalità tra le righe: nessuno di noi ama sentirsi raccontare da chiunque altro qualcosa che riguardi il club e che non sapeva: un infortunio a una delle riserve, per esempio, o un’imminente modifica alla maglia, insomma, cose di importanza cruciale come queste.”

“Così mi ha ridotto il calcio. Mi ha trasformato in una persona che non presterebbe aiuto se la sua fidanzata avesse le doglie in un momento impossibile; e per tutta la durata di una partita sono un dodicenne. Quando descrivo il calcio come ritardante, era questo che volevo dire.”

“Credo siano molti i padri, in giro per il mondo, ad aver sperimentato il rifiuto più crudele, più spietato di tutti: i loro figli sono diventati tifosi della squadra sbagliata.”

“Pochi di noi hanno scelto i loro club, ci sono stati semplicemente appioppati; e così, mentre scivolano dalla Seconda alla Terza divisione, o vendono i loro giocatori migliori, o comprano giocatori notoriamente incapaci, o scaraventano la palla per la settecentesima volta verso un centravanti spilungone, noi non facciamo altro che imprecare, andarcene a casa, preoccuparci per una quindicina di giorni e poi ritornare un’altra volta a soffrire.”

“Per quanto mi riguarda, io sono prima di tutto un tifoso dell’Arsenal, e poi un tifoso di calcio.”

“Guarderò qualsiasi partita di calcio, in qualsiasi momento, in qualsiasi luogo, sotto qualsiasi tempo.”

“Parte del fascino del calcio non professionistico è il pubblico: alcune delle persone che vengono a vedere le partite, anche se non tutte, sono completamente fuori di testa, forse ridotte così dalla qualità del football che hanno visto per anni.”

“Per noi il consumo è tutto: la qualità del prodotto non ha alcuna importanza.”

“Quella sera smisi di essere un pazzo dell?Arsenal e imparai di nuovo a essere tifoso, sempre svitato, e sempre pericolosamente ossessionato, ma ciò nonostante solo un tifoso.”

“Il calcio è un contesto in cui guardare diventa fare.”

“Alla fine, indipendentemente dal numero di microfoni che metteranno tra il pubblico, non riusciranno a creare alcun tipo di atmosfera, perché non ci sarà più nessuno: saremo tutti a casa davanti alla tv. E quando succederà spero che gli allenatori e i presidenti ci risparmino il discorsetto ampolloso e amaro in cui si lamentano della nostra incostanza.”

“E’ straordinario sapere che tu hai un ruolo in tutto questo, che la serata non sarebbe stata la stessa senza di te e senza migliaia di persone come te.”

“I gol hanno quel valore di rarità che i punti e i set non hanno, e quindi ci sarà sempre quel fremito, il fremito di vedere qualcuno fare qualcosa che può essere fatto tre o quattro volte in tutta una partita se sei fortunato, neanche una se non lo sei.”

“…ma quando sono ad Highbury a vedere partite come queste, è come se il resto del mondo si fosse fermato e fosse accorso fuori dallo stadio, ad aspettare di sentire il risultato finale.”

“Il numero dei morti (Hillsborough) aumentava di minuto in minuto – sette, poi venti, poi una cinquantina e infine novantacinque – e fu chiaro, a tutti quelli che avevano ancora un briciolo di buon senso, che niente sarebbe più stato come prima.”

“Non importa mai niente, a parte il calcio.”

“Il fatto è che ti stufi. Mi ero stufato di stare in coda, di venire schiacciato, e di venir spinto giù a metà gradinata ogni volta che l’Arsenal segnava, e di non vedere mai perfettamente la porta alle grandi partite, e mi sembrò una gran bella cosa poter arrivare allo stadio due minuti prima del calcio d’inizio senza essere per niente svantaggiato.”

Il tennis come esperienza religiosa – David Foster Wallace

“In questo momento sono le 15.30 di domenica 3 settembre, weekend del Labor Day, una festa che ha finito col diventare la parentesi conclusiva dell’estate americana. Ma il weekend dell’LD cade sempre nel pieno degli US Open; siamo al terzo e quarto turno, il cuore pulsante del torneo, siamo alla guerra di trincea e ai nomi interminabili.”

“Sampras colpisce la palla con l’economia disinvolta che caratterizza tutti i veri campioni in fase di riscaldamento, la serena nonchalance di un animale in cima alla catena alimentare.”

“Il tennis professionistico viene sempre definito sport internazionale ma sarebbe più esatto definirlo sport multinazionale.”

“La ferocia del rovescio di Sampras è un’altra delle cose che la tv non comunica bene, il suo controllo sull’ovale della racchetta fa pensare più a quei colossi da terra battuta con gli avambracci come cosce di bue, il topspin così caricato da distorcere la forma della palla mentre il passante cade giù a piombo.”

“Quasi tutti gli amanti del tennis che seguono il circuito maschile in televisione hanno avuto, negli ultimi anni, quelli che si potrebbero definire “Momenti Federer”. Certe volte, guardando il giovane svizzero giocare, spalanchi la bocca, strabuzzi gli occhi e ti lasci fuggire versi che spingono tua moglie ad accorrere da un’altra stanza per controllare se stai bene.”

“Fatto sta che questo è l’esempio di un momento Federer, in tv per giunta, e diciamoci la verità: il tennis in tv sta al tennis dal vivo più o meno come i video porno stanno alla realtà vissuta.”

“Il presente articolo riguarda più l’esperienza come spettatore di Federer, e il suo contesto. La tesi, nella fattispecie, è che se non avete mai visto il ragazzo giocare dal vivo e poi lo fate, di persona, sulla sacra erba di Wimbledon, con una canicola che vi prosciuga letteralmente seguita da vento e pioggia, com’è successo nelle due settimane del 2006, siete tagliati per vivere quella che un conducente delle navette riservate alla stampa definisce una “fottuta esperienza quasi religiosa”.”

“Per motivi non del tutto chiari, molti di noi trovano i codici della guerra più sicuri di quelli dell’amore. Se è anche il vostro caso, il mesomorfo e marzialissimo Rafael Nadal dalla Spagna è l’ideale maschile che fa per voi: quello dai bicipiti smanicati e gli autoincitamenti kabuki.”

Questa finale (9 luglio Nadal contro Federer) ha l’epica della vendetta, la dinamica re-contro-regicida, la cruda contrapposizione di caratteri. E’ il machismo passionale del Sud Europa contro la maestria clinica e intricata del Nord. Apollo e Dioniso. Bisturi e accetta. Destrorso e mancino. I numeri 1 e 2 al mondo. Nadal, l’uomo che ha spinto all’estremo il moderno gioco di potenza da fondocampo, contro un uomo che ha trasfigurato quel gioco moderno, la cui varietà e precisione sono mirabolanti quanto la velocità e lo scatto ma che di fronte a questo avversario può apparire stranamente intimorito o vulnerabile.”

“Impossibile descrivere concretamente la bellezza di un fuoriclasse. O evocarla. Il dritto di Federer è una possente scudisciata liquida, il rovescio è un colpo a una mano che lui sa tirare di piatto, caricare di topspin o tagliare -quello tagliato ha un tale nerbo che la palla cambia forma nell’aria e rasenta l’erba più o meno all’altezza della caviglia.”

“La dimensione che si perde, o che viene distorta, sullo schermo è la vera lunghezza del campo, i 23,77 metri che separano le due linee di fondo; e la velocità con cui la palla copre quella lunghezza è la velocità di uno sparo, che la tv oscura, e vederlo di persona è impressionante.”

“Wimbledon è strana. In verità è la mecca di questo gioco, la cattedrale del tennis; ma la giusta dose di venerazione in loco risulterebbe meno indigesta se il torneo non si prodigasse a ribadire di continuo che è la cattedrale del tennis.”

“I professionisti di oggi sono davvero decisamente più robusti, più forti e meglio allenati, e le racchette supertecnologiche fatte con materiali compositi hanno davvero potenziato le loro capacità in termini di effetto e velocità. Ma allora capire come uno con l’eleganza consumata di Federer sia arrivato a dominare il torneo maschile crea una confusione grande e dogmatica.”

“La grandezza di Ivan Lendl non rimarrà immortale. E’ stato semplicemente il primo campione a dimostrare quello che un forte topspin e la potenza bruta ti permettono di conquistare da fondocampo.”

“La particolarità di Federer è che è Mozart e i Metallica allo stesso tempo, e l’armonia è sopraffina.”

“E’ difficile descriverla – sembra un pensiero che è anche una sensazione. Non vorrei esagerare, o spacciarla per una giusta contropartita; sarebbe assurdo. Ma la verità è che qualunque divinità, entità, energia o fluttuazione genetica casuale produca i bambini malati produce anche Roger Federer, basta guardare laggiù. Guardate.”

“Se tra questi juniores ci fosse un novello Federer non è dato sapere. Il genio non è riproducibile. L’ispirazione, però, è contagiosa, e multiforme, e anche soltanto vedere, da vicino, la potenza e l’aggressività rese vulnerabili dalla bellezza significa sentirsi ispirati e (in un modo fugace, mortale) riconciliati.”

 

Open – Andre Agassi

“Apro gli occhi e non so dove sono o chi sono. Non è una novità: ho passato metà della mia vita senza saperlo. Eppure oggi è diverso. E’ una confusione più terrificante. Più totale.”

“Sono giovane, relativamente parlando. Trentasei anni. Ma al risveglio me ne sento novantasei. Dopo trent’anni di scatti, di arresti in una frazione di secondo, di balzi e atterraggi sul duro, il mio corpo non sembra più il mio, soprattutto la mattina. Di conseguenza, neanche la mia mente sembra la mia.”

“Gioco a tennis per vivere, anche se odio il tennis, lo odio di una passione oscura e segreta, l’ho sempre odiato.”

“L’odio mi mette in ginocchio, l’amore mi fa alzare in piedi.”

“Non capisce – e come potrei mai spiegarglielo? – il dolore di perdere, il dolore di giocare. Ci ho messo trent’anni io a capirlo, a risolvere il calcolo della mia psiche.”

“Una cosa che ho imparato in ventinove anni di tennis: la vita ti getta tra i piedi qualsiasi cosa, tranne forse il lavello della cucina, e alla fine anche quello. Sta a te evitare gli ostacoli.”

“I punti diventano game che diventano set che diventano tornei, ed è tutto collegato così strettamente che ogni punto può segnare una svolta. Mi ricorda il modo in cui i secondi diventano minuti che diventano ore, e ogni ora può essere la più bella della nostra vita. O la più buia. Dipende da noi.”

“Il tennis è lo sport in cui parli da solo. Nessun atleta parla da solo come i tennisti. I lanciatori di baseball, i golfisti, i portieri borbottano tra sé, ovviamente, ma i tennisti parlano con se stessi – e si rispondono.”

“Il tennis è uno sport così maledettamente solitario. Soltanto i pugili possono capire la solitudine dei tennisti – anche se i pugili hanno i loro secondi e i manager. Persino il suo avversario fornisce al pugile una sorta di compagnia, qualcuno a cui può avvinghiarsi e contro cui grugnire. Nel tennis sei faccia a faccia con il nemico, scambi colpi con lui, ma non lo tocchi mai, né parli a lui o a qualcun altro.”

“Con l’acqua che mi roba nelle orecchie – un rumore non dissimile da quello prodotto da ventimila spettatori – rivivo alcune vittorie particolari. Non quelle ricordate dai tifosi, ma vittorie che ancora mi svegliano la notte. Squillari a Parigi. Blake a New York. Pete in Australia.”

“Mentre mi rado m’impartisco ordini severi: prendi un punto alla volta. Fai sudare il tuo avversario su ogni colpo. Qualunque cosa accada, tieni alta la testa.”

“Lui (Baghdatis) non ha un servizio travolgente e io nemmeno, il che significa punti lunghi, scambi lunghi, un grande dispendio di tempo ed energia. Mi preparo a raffiche e combinazioni di colpi, un tennis di logoramento, la forma più brutale di questo sport.”

“Chiudo gli occhi e dico: Controlla ciò che puoi.”

“Ciò che provi alla fine non conta; il coraggio sta in ciò che fai.”

“Soltanto io, però, posso riporre le bottiglie nella mia borsa, insieme ai vestiti, agli asciugamani, ai libri, alle visiere e ai polsini. (Le racchette, come sempre, le metto dopo). Nessuno, all’infuori di me, tocca la mia borsa da tennis che, quando finalmente è pronta, rimane accanto alla porta, come l’equipaggiamento di un sicario, a segnalare che l’ora delle streghe è ormai vicina.”

“Capire la tua agitazione, decifrare ciò che ti dice il tuo stato mentale e fisico è il primo passo per controllarla e farla lavorare per te.”

“La borsa da tennis assomiglia molto al tuo cuore: devi sapere in ogni momento cosa c’è dentro.”

“Più una racchetta rimane inutilizzata e più tensione perde, perciò inizio sempre un incontro con la racchetta incordata per prima, perché so che è quella con le corde meno tese.”

“Adoro il modo in cui mia moglie spasima per la lotta.”

“L’aria è piena di un ronzio, un brusio: il rumore dei tifosi che si affrettano a prendere posto perché non vogliono perdersi nemmeno un minuto di ciò che sta per iniziare.”

“Lo lascio andare, lascio che senta il ronzio trasformarsi in acclamazione. Lascio che pensi che la folla ci stia salutando entrambi. Poi esco io. Adesso gli applausi triplicano. Baghdatis si volta e si rende conto che il primo applauso era per lui, ma questo è mio, tutto mio, il che lo costringe a rivedere le sue aspettative, a riconsiderare ciò che l’attende. Senza colpire una sola palla ho scosso la sua sensazione di benessere. Un trucco del mestiere. Il trucco di un veterano.”

Il pubblico ama questo momento, ama il tennis.”

“Fisso il campo: la parte più anomala della mia vita, eppure l’unico spazio di normalità in tutto questo tumulto. Il campo, dove mi sono sentito così solo e indifeso, è il luogo dove adesso spero di trovare rifugio dalle emozioni di questo momento.”

“Quando giochi contro un avversario dolorante è tutta una questione di istinto e reazione. Non sarà più tennis, ma una cruda prova di volontà. Niente più colpetti, finte, lavoro di gambe. Nient’altro che sventole e cazzotti.”

“Durante il cambio di campo vedo Baghdatis che si siede. Grave errore. Un errore da giovani. Mai mettersi a sedere con i crampi. Mai dire al tuo corpo che può riposare e poi fargli: Stavo scherzando!”

“Mi hanno chiesto spesso com’è, questa vita da tennista, e non ho trovato mai la parola giusta per descriverla. Ma adesso mi sta venendo in mente. E’, soprattutto, uno straziante, eccitante, orribile, sorprendente vortice.”

“Ho sette anni e sto parlando da solo perché ho paura e perché sono l’unico che mi sta a sentire. Sussurro sottovoce: Lascia perdere, Andre. Posa la racchetta ed esci immediatamente da questo campo.”

“Ogni colpo riuscito è dato per scontato, ogni colpo mancato scatena una crisi.”

“A un certo punto mi sorprendo di quanto tiro forte, e preciso. Sebbene odi il tennis, mi piace la sensazione che dà una palla colpita alla perfezione. E’ l’unico attimo di pace.”

“Succedono delle brutte cose quando papà si arrabbia. Se lui dice che giocherò a tennis, che diventerò il numero uno, quello è il mio destino, tutto ciò che posso fare è annuire e obbedire.”

“Se sai di esserti beccato il colpo migliore di quell’altro, e sei ancora in piedi, e lui lo sa – gli strapperai il cuore. Nel tennis, dice, la regola è la stessa. Attacca l’altro sui suoi punti di forza. Se serve bene, strappagli il servizio. Se gioca di potenza, superalo in potenza. Se ha un ottimo diritto, di cui va fiero, cerca il suo diritto fino a farglielo odiare.”

“Adesso continua a piangere. Soffri ancora un pò. Ma poi devi dirti: adesso basta, è ora di tornare al lavoro.”

“Lo supplico di concedermi un’altra possibilità. Gli dico che non mi piace stare da solo in quell’enorme campo da tennis. Il tennis è uno sport solitario, gli dico. Non c’è un posto dove nascondersi quando le cose vanno male. Niente panchina, niente bordo campo, nessun angolo neutrale. Ci sei solo tu, nudo.
Lui urla con tutto il fiato che ha: Tu sei un tennista! Tu diventerai il numero uno al mondo! Farai un sacco di soli. Il programma è questo, punto e basta.”

“Andre, dice, devi mangiare, dormire e bere tennis. E’ l’unico modo per diventare il numero uno.”

“Alla gente piace definire la Bollettieri Academy un centro di addestramento, ma in realtà non è altro che un campo di prigionia nobilitato. E neanche poi tanto.”

“Dovunque vada, la gente mi indica, sussurrando. Eccolo. E’ il ragazzino di cui ti parlavo… il prodigio. E’ la parola più carina che abbia mai sentito riferita a me.”

“E’ il 29 aprile 1986. Il giorno del mio sedicesimo compleanno. Per il resto della giornata non faccio che ripetermi, incredulo: sei un tennista professionista, adesso. Ecco che cosa sei. Ecco chi sei. Per quante volte lo dico, non suona mai bene.”

“Al primo turno mi tocca un ragazzino di nome Michael Chang. Sono cresciuto giocando con lui.”

“Vestire come me nel 1988 significa indossare calzoncini jeans. Sono la mia firma.”

“Ogni tanto provo a spiegarlo in un’intervista, ma non mi viene mai bene. Se cerco di essere spiritoso o è un fiasco o qualcuno si risente. Se cerco di essere profondo mi sento dire assurdità. Così lascio perdere, torno alle risposte pronte e alle banalità, dico ai giornalisti quello che vogliono sentirsi dire. E’ la cosa migliore.”

“Un amico mi dice che le quattro superfici del tennis sono come le quattro stagioni. Ognuna vuole da te qualcosa di diverso.”

“Porto la mia falsa Donnay a Roma e gioco con un ragazzo che riconosco dai campionati juniores. Pete qualcosa. Sampras, mi pare. Un greco della California.”

“Per qualche motivo Goran sbaglia una facile volée. La sua palla finisce in rete e come se niente fosse, dopo ventidue anni e ventidue milioni di colpi con una racchetta da tennis, sono il campione di Wimbledon 1992.”

“Adesso che ho vinto uno slam, so qualcosa che a pochissimi al mondo è concesso sapere. Una vittoria non è così piacevole come una sconfitta. E ciò che provi dopo aver vinto non dura altrettanto a lungo. Nemmeno lontanamente.”

“Dopo aver fatto fuori Becker sono in finale. Il mio avversario? Pete, come sempre.”

“Sai tutto quello che c’è da sapere di una persona quando guardi la sua faccia nel momento del tuo massimo trionfo. Ho creduto in Brad fin dall’inizio, ma adesso, vedendo la sua gioia pura e smisurata per me, credo smisuratamente in lui.”

“Come ti resta nella memoria il fumo di sigaro e pipa dopo aver giocato al Roland Garros, così per settimane, dopo essere stato a Melbourne, ti rimane il vago ricordo di aver giocato in una gigantesca fornace.”

“A pochi di noi è concessa la grazia di conoscere se stessi, e finché non ci riusciamo, la cosa migliore che possiamo fare è essere coerenti.”

“C’è una regola non scritta, o forse è stata scritta, per cui se lasci il campo con la racchetta ti ritiri.”

“Gli rispondo che il tennis è pugilato. Ogni tennista, prima o poi, si paragona a un pugile, perché il tennis è boxe senza contatto. E’ uno sport violento, uno contro l’altro, e la scelta è brutalmente semplice quanto sul ring. Uccidere o essere uccisi. Sconfiggere o essere sconfitti.”

“Non importa quanto vinci, se non sei l’ultimo a vincere sei un perdente. E alla fine perdo sempre, perchè c’è sempre Pete. Come sempre, Pete.”

“Perdere di proposito non è facile. E’ quasi più difficile che vincere.”

“E’ l’unica perfezione che esista, la perfezione di aiutare gli altri. E’ l’unica cosa che possiamo fare che abbia un valore o un significato duraturo. E’ per questo che siamo qui. Per farci sentire sicuri a vicenda.”

“Al terzo turno (Atlanta 1996) affronto un avversario più ostico, l’italiano Andrea Gaudenzi. Il suo è un gioco muscolare. Gli piace scambiare colpi al corpo e se lo rispetti troppo diventa ancora più macho.”

“Guardo a sinistra e a destra. Da una parte c’è Paes, medaglia di bronzo. Dall’altra Bruguera, medaglia d’argento. Io sono sul gradino più alto – una delle poche volte in cui sono il alto dei miei avversari. Ma mi sentirei alto tre metri su qualunque superficie. Un uomo mi mette al collo la medaglia d’oro. Parte l’inno nazionale. Sento il cuore che mi si gonfia, e non ha niente a che fare con il tennis, o con me, e perciò supera tutte le mie aspettative.”

“I prossimi sei mesi saranno decisivi. A chi di noi non si applica questa spaventosa affermazione?”

“E’ uno dei più difficili da superare del circuito (Rafter), ed è ancora più difficile prenderlo in antipatia. E’ tutto classe, che vinca o perda, e oggi vince. Mi dà una stretta di mano da gran signore e un sorriso in cui scorgo un’inequivocabile traccia di compassione.”

“Odio in tennis più che mai – ma odio ancora di più me stesso. Mi dico: e allora, a chi importa se odi il tennis? Tutta quella gente là fuori, tutti i milioni di persone che odiano ciò che fanno per vivere, lo fanno comunque. Forse il punto è proprio fare ciò che odi, farlo bene e con allegria. Odi il tennis, quindi. Odialo quanto ti pare, ma devi pur sempre rispettarlo – e rispettare te stesso.
Dico: D’accordo Brad, non sono pronto a piantare tutto. Ci sono ancora dentro. Dimmi che cosa devo fare e lo farò.”

“E’ per questo che siamo qui. Per combattere attraverso il dolore e, quand’è possibile, per alleviare il dolore altrui. Così semplice. Così difficile da capire.”

“L’avevo dimenticato: è nei corridoi degli ospedali che capiamo cos’è la vita.”

“Dove sei stato non importa, dice. D’ora in avanti ciò che conta è dove andrai.”

“I matrimoni non si salvano né si risolvono con uno solo che parla.”

“Non ho mai visto una donna così bella. Da ferma, è una dea; in movimento, è poesia. Sono un corteggiatore, ma sono anche un suo fan. E’ cos’ tanto tempo che mi chiedo che effetto faccia il diritto di Steffi Graf.”

“Avendo evitato il disastro, improvvisamente sono sciolto, felice. E’ tipico dello sport. Sei appeso a un filo su un abisso senza fondo. Guardi in faccia la morte. Poi il tuo avversario, o la vita, ti risparmia e ti senti così benedetto che giochi con abbandono. Vinco il quarto set e l’incontro. Sono in finale.”

“Il punto per il titolo. Metà del pubblico grida il mio nome, l’altra metà grida sssshhh. Metto un’altra prima sfrigolante e quando Medvedev si sposta di lato e rotea il braccio con il gomito piegato sono il secondo a sapere che ho vinto il Roland Garros. Il primo è Brad. Medvedev è il terzo. La palla atterra ben oltre la riga di fondo. Vederla cadere è una delle gioie più grandi della mia vita.
Alzo le braccia e la mia racchetta finisce sulla terra. Sto singhiozzando.”

“Andre, dice, certe persone sono termometri, altre termostati. Tu sei un termostato. Non registri la temperatura in una stanza, la cambi.”

“Un rimpianto ce l’avrò sempre: quello di non poter tornare indietro e rivivere l’Open di Francia del 1999 ancora e ancora.”

“Lei mi compra una lavagnetta dove appuntare le cose da fare, ma io la trasformo in un tabellone della gratitudine. L’appendo in cucina e le prometto che ogni sera ci scriverò qualcosa sul mio amore per lei – e la sera dopo lo cancellerò e ci scriverò qualcosa di nuovo.”

“Per me, essere con la donna giusta è la vera felicità.”

“Nel quarto set (US Open 2001) abbiamo diversi scambi epici. Arriviamo all’ennesimo tie-break. Giochiamo da tre ore e ancora nessuno dei due ha strappato il servizio all’altro. E’ passata mezzanotte. I tifosi – oltre ventitremila – si alzano in piedi. Non ci lasciano iniziare il quarto tie-break. Battendo i piedi e applaudendo, inscenano il loro tie-break. Prima che ricominciamo vogliono dirci grazie. Sono commosso. Vedo che anche Pete lo è. Ma non posso pensare ai tifosi. Non voglio permettermi di pensare ad altro che a raggiungere il rifugio del quinto set.”

“‘è anche una nuovissima promessa, uno svizzero di nome Roger Federer (Key Biscayne 2002).”

“Gesù, sono in finale (US Open 2002). Il che significa Pete. Come sempre, Pete. Abbiamo giocato trentatre volte nelle nostre carriere, quattro finali degli slam. Lui è in vantaggio in generale, 19-14, e nelle finali degli slam, 3-1. Dice che tiro fuori il meglio da lui, ma io penso che lui abbia tirato fuori il peggio da me.”

“Pete mi rivolge un sorriso amichevole, mi dà una pacca sulla spalla, ma l’espressione sul suo viso è inequivocabile. L’ho già vista.
Eccoti un dollaro, ragazzo. Vammi a prendere la macchina.”

“Mentre stanno per iniziare gli US Open del 2003, Pete annuncia il suo ritiro. Si ferma diverse volte durante la conferenza stampa per riprendersi dall’emozione, che colpisce anche me. La nostra rivalità è stata uno dei punti di riferimento della mia carriera. Perdere con Pete mi ha provocato un dolore enorme, ma alla lunga mi ha reso anche più forte. Se lo avessi battuto più spesso, se fosse comparso in una generazione diversa, il mio palmares sarebbe migliore e potrei essere ricordato come un tennista migliore, ma varrei meno.”

“Grazie a Stefanie, arrivo ai quarti, dove incontro la testa di serie numero uno, Federer. Non è l’uomo che ho battuto a Key Biscayne. E’ cresciuto sotto i miei occhi, diventando uno dei più grandi tennisti di tutti i tempi. Si porta metodicamente in vantaggio, due set a uno, e io non posso che farmi indietro e ammirare le sue immense capacità, la sua magnifica compostezza. E’ il tennista più regale che abbia mai visto.”

“Raggiungo i quarti, dove affronto di nuovo Federer. Non riesco a vincere un set. Mi liquida come un maestro con un allievo ottuso. Lui, più di ogni altro giovane che assume il controllo del gioco, mi fa sentire la mia età. Quando lo guardo, con la sua agilità garbata, la sua bravura nel colpire e i suoi movimenti fluidi che ricordano un puma, mi rammento che sono in pista dai tempi delle racchette di legno.”

“Vado a Montreal e mi faccio strada con le unghie e con i denti sino alla finale con un ragazzino spagnolo di cui tutti parlano. Rafael Nadal. Non risco a batterlo. Non lo capisco. Non ho mai visto nessuno  muoversi in quel modo su un campo da tennis.”

“Non priverei mai nessuno dell’esperienza istruttiva di perdere.”

“Federer scende in campo che pare Cary Grant. Mi chiedo quasi se giocherà in ascot e giacca da smoking. Lui è perennemente pacato, io sono sempre frastornato, anche servendo sul 40-15. E poi è pericoloso da così tante parti diverse del campo che non c’è un posto dove nascondersi… Al tie-break va in un luogo che non riconosco. Trova una marcia che gli altri giocatori semplicemente non hanno. Vince 7-1.”

“Avvicinandomi alla rete, sono sicuro di aver perso con il migliore, con l’Everest della prossima generazione. Compatisco i giovani che dovranno battersi con lui. Compatisco il giocatore destinato a essere l’Agassi di questo Sampras. Anche se non lo cito per nome, Pete è in cima ai miei pensieri quando dico ai giornalisti. E’ semplicissimo. La maggioranza delle persone ha dei punti deboli. Federer non ne ha.”

“Ma per me Wimbledon è diventato un luogo sacro. E’ li che ha brillato mia moglie. E’ lì che ho sospettato per la prima volta di poter vincere ed è lì che l’ho dimostrato a me stesso e al mondo. Wimbledon è dove ho imparato a cedere, a piegare il ginocchio, a fare qualcosa che non volevo fare, a indossare cose che non volevo indossare, e sopravvivere.”

“Gioco bene, il che mi rende ottimista per il match di terzo turno, contro Nadal. E’ un bruto, un mostro, una forza della natura, il tennista più forte e mobile che abbia mai visto. Ma ho la sensazione che potrei cavarmela bene. Penso di avere delle possibilità. Perdo il primo set, 7-6, ma il fatto di averlo perso per poco mi fa ben sperare.
Poi lui mi annienta.”

“La vita è un incontro di tennis tra estremi polarmente opposti. Vincere e perdere, amare e odiare, aperto e chiuso. E’ utile riconoscere presto questo fatto penoso. Quindi riconoscete gli estremi contrapposti in voi e se non riuscite ad accettarli o a riconciliarvi con essi, almeno ammetteteli e tirate avanti. L’unica cosa che non potete farli è ignorarli.”

“Ho scoperto tardi la magia dei libri. Dei miei tanti errori che vorrei che i miei figli evitassero, questo è quasi in cima alla lista.”

 

Montagne di una vita – W. Bonatti

“La montagna, fin dall’inizio, è stato l’ambiente più congeniale alla mia formazione. Mi ha consentito di soddisfare il bisogno innato che ha ogni uomo di misurarsi e di provarsi, di conoscere e di sapere.”

“E’ quando sogni che concepisci cose straordinarie, è quando credi che crei veramente, ed è soltanto allora che la tua anima supera le barriere del possibile.”

“Coraggio, soprattutto a livello individuale, è anche volontà civile e responsabile di non rassegnarsi all’incalzante degrado morale.”

“Credo che ogni uomo senta il bisogno di trasmettere le proprie esperienze, di passarle ad altri, e che lo senta di più andando in là con gli anni.”

“Tutti sappiamo che il vero malato di base, infetto e contagioso, oggi è lo Stato – il nostro per lo meno – con le sue delegittimate e svilite istituzioni, con i suoi confusi e troppo spesso scandalosi intrecci di potere e di interesse personale. Ne consegue che la società, così compromessa negli effetti del malgoverno, così coinvolta fino ad affogare nel riflesso delle proprie e altrui debolezze, giunge a stravolgere o a ignorare i più elementari valori.”

“La montagna mi ha insegnato a non barare, a essere onesto con me stesso e con quello che facevo.”

“Se ti è nato il gusto di scoprire non potrai che sentire il bisogno di andare più in là.”

“Ancora un salto di rocce verticali, e finalmente la cima del Grand Capucin: un’aerea cresta orlata di neve. Sono le 14.30 del quarto giorno. Ghigo e io vorremmo dirci tante cose, ma ci limitiamo a una stretta di mano, in silenzio.”

“In una ripetizione non si può dare il meglio di sé poiché non esistono più né l’inventiva, né tanto meno le sollecitazioni e i dubbi dati dal mistero.”

“A esclusione della domenica, che regolarmente trascorrevo in montagna sia col bello sia colt brutto tempo, tutti gli altri giorni furono per me ugualmente insignificanti, fatti delle stesse cose ripetute nel medesimo modo, e nell’immutabile ambiente. Quanto banale e triste è vivere così. E pensare che la maggior parte degli uomini d’oggi vi è quasi costretta. Ma, cosa ancora peggiore, chi lo sceglie poi se ne mostra vittima.”

“Sentivo di amare la montagna per i suoi paesaggi solenni, per le lotte ingaggiate con i picchi, per le emozioni e i ricordi che ne derivavano; ma forse l’amavo ancora di più per quel senso di libertà e di gioia di vivere che solo lassù sui monti riuscivo a trovare.”

“Sento di avere in pugno il Pilastro del Dru. E sento di aver varcato ben più lontani e invisibili confini. So di aver superato la barriera che mi separava dall’anima, sento finalmente di aver sciolto il mio nodo interiore. Nell’emozione di questo momento mi sorprendo a piangere, e poi a cantare.”

“Si direbbe a tutta prima che la gente, indubbiamente più pronta a castigare che a riconoscere qualche merito, non sappia commuoversi per i morti se non a discapito dei sopravvissuti.”

“Il tempo tuttavia finirà per mettere le cose al loro posto e fare giustizia. Ma è un giustiziere lento da aspettare.”

“Quando mi affaccio dall’altra parte colgo lo spettacolo più suggestivo che possa capitare di vedere all’alba dalla cima del Monte Bianco: da una parte appare il versante italiano bagnato di luce calda e sfolgorante, dall’altra la Savoia ancora immersa nella notte.”

“Molte sono le pareti nord delle Alpi, ma il meglio sta sintetizzato in un trittico superbo: Cervino, Eiger, Grandes Jorasses.”

“Addormentarsi? Significherebbe non risvegliarsi più! E’ tale l’angoscia che non abbiamo il coraggio di fare congetture. Penso soltanto a quanto è misero l’uomo di fronte alle forze della natura. A tratti, chiudendo gli occhi, ho la sensazione di trovarmi su un relitto portato alla deriva da un mare in tempesta. Il vento brutale si schianta contro la parete con il fragore di un’ondata, i cui spruzzi sono aghi penetranti. Mi sento come un naufrago: la zattera è la corda che ci trattiene al chiodo. Inutile dire che la notte sembra eterna.”

“Quasi a occhi chiusi, con le palpebre incollate dal ghiaccio, alzo la piccozza e la conficco al di sopra della cresta. Un attimo dopo mi rotolo dall’altra parte: sono sulla vetta delle Grandes Jorasses.”

“Mi sembra impossibile che in un minuto soltanto si possano vivere realtà così diverse: dinnanzi a me la liberazione da una lotta che dura da setta giorni; dietro, l’incubo di una conclusione tragica quando ormai tutto sembrava risolto”

“Non conosco quel mio detrattore, ma dal suo discorso apparso su un giornale desumo che debba far parte di quella schiera di socialmente frustrati, costretti dalla vita come bestie in gabbia. Obbligati a vivere in scatola (l’ufficio, la macchina ecc…). Forzati a rincorrersi nel recinto dei falsi miti. Tiranneggiati da effimere illusioni che oggettivano l’uomo riducendolo a un numero.”

“Mentre dell’infanzia conservo soltanto qualche pallida visione, il mio primo vero ricordo coincide con l’inizio della seconda guerra mondiale. Avevo dieci anni e da allora tutti i paesaggi della mia adolescenza, che ancora si affacciano alla mente, sono accompagnati dal ricordo della fame. La fame di un ragazzo dai dieci ai quindici anni bisogna averla provata per poterla capire.”

“E’ per conoscermi meglio e per trovare una mia dimensione che ho scalato montagne impossibili. L’ho fatto spinto dalla bellezza della natura alpina, dalla sfida e dal piacere di sapere.”

“Ognuno è il prodotto dei propri limiti, delle proprie esperienze, del proprio modo di essere, naturalmente in rapporto all’epoca e alle condizioni in cui è vissuto. Non si dovrebbe quindi valutare nessuno prescindendo da queste condizioni.”

“Ma a farmi abbandonare la professione di guida alpina v’era dell’altro: con quel mestiere sentivo di deformare e di volgarizzare il mio ideale di coerenza. Non potevo accettare chiunque al capo della mia corda, e neppure mi riusciva di scambiare in denaro un legame che per me trova senso soltanto nell’amicizia con il compagno di cordata.”

“L’impossibile di oggi può non esserlo domani. E ciò che per uno è insuperabile può non esserlo per un altro, più dotato e preparato.”

“Per quanto riguarda il Monte Bianco, ebbene l’ho sempre considerato una specie di genitore che mi ha dato preziose lezioni. Qualche volta mi ha anche castigato, ma con me non è mai stato troppo severo. Sono tornato assiduamente tra le sue valli e sulle sue creste, e l’ho fatto, credo, con il giusto spirito con cui si torna al proprio padre. Per dialogare, con tutto l’affetto e i ricordi che un figlio ricerca”

“D’altra parte, nel caos delle moderne contraddizioni oggi si cerca l’avventura e si finisce per comprarla preconfezionata. Si inventa il falso rischio e gli si dà il nome di prova di sopravvivenza.”

“Ma quanti tengono alla dignità?”

“Ma fino a quando l’uomo conserverà la sua preziosa capacità di sognare, ebbene, dinnanzi a sé indietreggeranno tutti i limiti e i condizionamenti.”

“Coerenza non è cecità, testardaggine, limitatezza, ma consapevolezza delle proprie scelte e accettazione delle responsabilità che ne derivano.”

L’arte di correre – Murakami

“Già solo questa scoperta mostra quanto sia ardua una competizione sportiva come la maratona. Se non ti reciti di continuo un mantra, non ce la farai mai”

“Pain is inevitable. Suffering is optional”

“La fatica è una realtà inevitabile, mentre la possibilità di farcela o meno è a esclusiva discrezione di ogni individuo. Credo che queste parole riassumano alla perfezione la natura di quell’evento sportivo che si chiama maratona.”

“Non sanno che felicità sia per un uomo vivere così, leggere tranquilli all’ombra fresca di una pianta di avocado e ogni tanto, quando se ne ha voglia, fare una nuotata in una baia del Pacifico meridionale”

“Davanti agli altri bene o male si possono trovare dei pretesti, ma ingannare sé stessi è impresa ben più ardua.”

“Quando corro, semplicemente corro”

“Le ferite spirituali non rimarginate sono il prezzo che gli esseri umani devono pagare per la propria indipendenza.”

“Quando ricevo una critica immotivata o quando vengo biasimato da qualcuno di cui davo per scontata l’approvazione, correndo copro sempre una distanza un po’ più lunga del solito. Così faccio consumare al mio corpo la parte di delusione.

“Se mi arrabbio, è bene che sfoghi la collera contro me stesso. Se ho dei pensieri tristi, è bene che me ne liberi da solo.”

“Voglio pensare ai fiumi. Voglio pensare alle nuvole. Ma in realtà non penso a niente. Semplicemente continuo a correre in un silenzio di cui avevo nostalgia, in un comodo spazio vuoto che mi sono creato da solo. E dicano quello che vogliono, ma è una cosa fantastica.”

“Quando si corre ogni giorno, smettere di fumare è nell’ordine naturale delle cose.”

“La scuola è un posto fatto così, la cosa più importante che ci può insegnare è questa verità profonda: che le cose veramente importanti non si imparano a scuola.”

“Un’altra abitudine salutare è fare un pisolino pomeridiano”

“La barriera tra una sana fiducia in se stessi e un malsano orgoglio è molto sottile.”

“Non esiste a questo mondo qualcosa che sia all’altezza dell’immagine illusoria che ce ne eravamo fatti quando avevamo perso la lucidità”

“La qualità più importante per uno scrittore, non c’è nemmeno bisogno di dirlo, è il talento. Se uno non ha il minimo talento letterario può scervellarsi finchè vuole, metterci tutto il suo ardore, non scriverà mai nulla di valido. Più che una qualità necessaria, questa è una condizione preliminare. Senza carburante, anche l’automobile più bella non va avanti.”

“Il talento se ne frega delle nostre intenzioni. Fa di testa sua, viene fuori quando gli pare e piace, finchè c’è, poi quando è esaurito non si fa più vedere.”

“Quando decidiamo di scrivere un libro, cioè di creare una storia dal nulla servendoci di parole e frasi, necessariamente estraiamo e portiamo alla luce un elemento tossico che fa parte del nucleo emotivo dell’essere umano.”

“L’essere umano prima o poi, non c’è bisogno di dirlo, viene sconfitto. Il fisico, col passare del tempo, inevitabilmente si degrada. Presto o tardi batte in ritirata, e poi sparisce.”

“L’onore del declino fisico è in attesa. E’ una verità che dobbiamo accettare, alla quale ci dobbiamo abituare.”

“Per assimilare veramente una cosa, nella maggior parte dei casi è necessario un dolore fisico.”

“A un certo punto della nostra vita, quando abbiamo veramente bisogno di risposte chiare, chi viene a bussare alla nostra porta di solito è qualcuno che ci porta cattive notizie.”

“I sedici anni, si sa, sono un’età difficile. Ci si angoscia per la minima cosa, non si riesce a valutare obiettivamente la propria situazione, si va assurdamente fieri di cose futili e si è pieni di complessi. Poi, col passare degli anni, attraverso tentativi ed errori, si raccoglie ciò che va raccolto, si butta via ciò che va buttato via e si giunge a riconoscere che, se ai difetti e alle carenze non c’è limite, forse si possiedono anche delle qualità, e bisogna arrangiarsi con quello che si ha. Diciamo che ci si rassegna”

“Non me ne ero reso conto, ma prima della gara ero estremamente teso, avevo i nervi a fior di pelle. Come tutti, d’altronde. Per quanto si avanza negli anni, finchè si campa si scopre sempre qualcosa di nuovo su se stessi. Per quanto ci si metta nudi davanti a uno specchio a studiarsi, non si riesce a vedere dentro di sé.”

“Proprio nello sforzo enorme e coraggioso di vincere la fatica riusciamo a provare, almeno per un istante, la sensazione autentica di vivere. Raggiungiamo la consapevolezza che la qualità del vivere non si trova in valori misurabili in voti, numeri e gradi, ma è insita nell’azione stessa, vi scorre dentro. Quando tutto va bene.”

“Ciò che conta per me, per il corridore che sono, è tagliare un traguardo dopo l’altro, con le mie gambe. Usare tutte le forze che sono necessarie, sopportare tutto ciò che devo, e alla fine essere contento di me.”

La mia sfida al destino – H. Harrer

“La mia vita è cominciata in un paesino fra le montagne della Carinzia, dove, sotto le ali di una grande famiglia, ho coltivato i sogni di gioventù che si sarebbero realizzati molti anni dopo.”

“Ciò che conta per me è la gioia e la qualità della vita, anche perché la rinuncia ad ogni piacere dell’esistenza non dà la certezza assoluta di vivere più a lungo”

“La notte fu fredda, lunga e disagevole, ma ogni notte prima o poi finisce.”

“Il 24 luglio, alle 15.30, dopo un’altra notte di bivacco, raggiungemmo la cima dell’Eiger e fummo i primi ad aver completato l’ascensione della parte nord.”

“Eravamo degli avventurieri? Sono avventurieri tutti quelli che affrontano la parete nord dell’Eiger? Certo, chi ci prova vive un’avventura, ma ciò non significa che sia un avventuriero, se si è preparato con cura e conosce i rischi. Lo è chi si affida alla fortuna, chi va incontro al pericolo a cuor leggero e poi, se la passa liscia, si sente un eroe, Nella maggior parte dei casi, invece, i veri eroi sono quelli delle squadre di soccorso.”

“E’ soltanto la passione che da la forza di superare certe prove.”

“La domanda sul perché imbarcarsi in un’impresa straordinaria non si pone neppure. E’ solo quando degli estranei ci chiedono una risposta che si comincia a riflettere. E la risposta potrebbe benissimo essere: per il gusto dell’avventura.”

“La fatica della salita sul terreno pietroso nell’aria rarefatta d’alta montagna viene ricompensata dalla possibilità di rinascere a un livello di esistenza superiore. L’usanza dei pellegrini di girare intorno alla montagna fornisce l’esempio più calzante di come il percorso possa essere più importante della meta, ovvero della conquista della vetta.”

“In ogni caso, l’importante è avere presenza di spirito ed essere in buona forma fisica: viaggiare è un’avventura, e per l’avventura bisogna essere ben preparati.”

“La corrente mi afferrò, mi rovesciò, e per un istante guardai l’abisso a esta in giù. Poi chiusi gli occhi. In certe situazioni non resta altro da fare che rassegnarsi, perché la natura non prende neppure in considerazione la misera resistenza che possiamo opporle.”

“Per arrivare in fondo ci vogliono idee, forza, disciplina e ottimismo, ma non spavalderia. Quella si lascia ai proverbiali mamelucchi che rischiano la vita con fanatismo religioso.”

“Naturalmente salimmo in auto sulle pendici del Fuji Yama e visitammo il tempio di Nikko, con le famose tre scimmiette, simbolo dello shinto-buddhismo, rappresentate nell’atto apotropaico di non vedere, non sentire e non dire nulla di male sugli uomini”

“se avessi dato retta a tutti gli avvertimenti che avevo ricevuto nella vita non avrei pubblicato neppure un libro.”

“E’ un antica massima quella secondo cui al successo si accompagna la fortuna e all’insuccesso la scalogna”

“Solo il cameraman continuava a rimpiangere di non essere riuscito a seguirmi il giorno precedente. La prossima volta ce l’avrebbe fatta senz’altro. Nel corso degli ani avevo sentito innumerevoli volte simili affermazioni di sicurezza subito dopo una rinuncia, tant’è che avevo ribattezzato il fenomeno il miracolo della dimenticanza.”

“Avrei voluto che i loro canti non andassero perduti, così come il suono dei loro strumenti, il ritmo delle loro danze e i discorsi dei loro stregoni con la natura. Ma anche i pigmei sarebbero diventati un giorno simili agli abitanti di altre località turistiche, come Tahiti o il Tirolo, che di giorno guidano il trattore e la sera si travestono da indigeni.”

“Il termine italiano fata morgana indica un particolare effetto di rifrazione dell’aria che si manifesta sull’acqua o nel deserto, dando vita ai cosiddetti miraggi.”

“Non credo che a noi occidentali sia possibile ottenere gli stessi risultati. Il lato fisico dello yoga, con i suoi esercizi ginnici, è senz’altro esportabile, ma per quanto riguarda il lato spirituale ho molte perplessità. Noi siamo diversi dagli asiatici, abbiamo un’altra mentalità, diamo un significato differente al tempo; le profondità spirituali di queste persone e della loro tradizione millenaria ci resteranno sempre precluse anche se indossiamo una tunica gialla o ci rasiamo il cranio o impariamo un’infinità di posizioni yoga.”

“Le dissi che ne avevo abbastanza dei tre viaggi che avevo fatto con la sua agenzia: il primo, l’ultimo e l’unico.”

“Quando si lascia un villaggio bhutanese, con i suoi monaci e contadini, si porta con sé la certezza che la gioia di vivere e la sobrietà non possono essere mai sconfitte dal pessimismo. Ecco perché la gente del Bhutan è ricca, a dispetto delle statistiche occidentali.”

“Il nostro pianeta è vastissimo e vario e ospita popoli e culture di inesauribile multiformità. Eppure c’è qualcosa che accomuna tutti, nonostante le differenze: il desiderio di difendersi dalla malattia e dai pericoli, di conservarsi in salute e in forze, di moltiplicarsi: solo ai presuntuosi, agli intolleranti, ai razionalisti fanatici può venire in mente di convertire chi non la pensa come loro”

“Viaggiando per il mondo, ho avuto modo di scalare montagne in tutti i continenti, di vedere le sorgenti dei grandi fiumi e le tre isole più vaste del pianeta. Ho avuto il privilegio unico e irripetibile di osservare le usanze di popoli che vivevano allo stadio del neolitico, del paleolitico e del prepaleolitico. E, dopo aver girovagato in lungo e in largo, sono potuto tornare nella mia terra natale, a Huttenberg, a godermi il riconoscimento dei miei compaesani come i maratoneti vittoriosi dell’antichità.”

“Nelle situazioni critiche sopravvive soltanto chi ha ancora delle riserve.”

“Per la prima volta non posso programmare nulla né fare i preparativi per la prossima spedizione. in compenso, ho imparato a gustare ogni giorno come un dono. Quanto a ciò che accadrà poi, ineluttabilmente, non posso fare altro che attendere, con tranquillità e fiducia.”

Palermo-Catania – Caraffa e Di Frangia

“Il derby tra Palermo e Catania è una partita importante, alla quale i tifosi tengono in modo particolare. Io l’ho vissuto sia da tifoso che da calciatore e sono situazioni diverse. Da calciatore l’adrenalina sale fino al cervello, da tifoso l’emozione è sempre grande, ma non è la stessa cosa. Posso affermare che sono però entrambe due emozioni grandissime. (Vasari)

“Cos’è il derby? Difficile da spiegare. Il derby è la settimana che arriva, l’aspettare la partita, già da quando esce il calendario in estate. E’ la partita più attesa, diversa da tutte le altre, perchè senti più che mai la responsabilità di rappresentare la città per la quale giochi, è una cosa che ti prende dentro. E’ la partita.”(Spinesi)

“Catania e Palermo. Catania o Palermo. Due città che rappresentano la Sicilia nel calcio così come nella storia di tutti i giorni. Duecentonove chilometri di distanza ma usi, costumi e tradizioni diverse. inutile cercare confronti, provare a paragonare il catanese e il palermitano, sarebbe inutile.”

“Nega un rigore al Catania e dopo il pareggio dei rossazzuri all’86 con Corallo si scatena il putiferio con De Rosalia espulso per il palermo ma soprattutto un pubblico inferocito che prima tenta l’invasione, poi viene calmato da un discorso di Mussolini trasmesso in diretta radiofonica.”

“La gente festosa attende gli eroi di una marcia straordinaria e sofferta fino all’ultimo secondo culminata con una promozione meritata. Tra i protagonisti Memo prenna, Morelli, Michelotti, Grani, Ferretti, Corti, Buzzin e l’ex rosanero Biagini.”

“Castellazzi  nel primo tempo e Calvanese nella ripresa fanno esclamare al radiocronista Sandro Ciotti Clamoroso al Cibali”

“Sfuma la possibilità di portare al centro dell’attacco un diciottenne che è stato capocannoniere in Serie D con la maglia della Massiminiana, l’altra squadra della cità: tale Pietro Anastasi. Se lo aggiudica il Varese e qualcuno al Cibali si mangia le mani.”

“Ma per la seconda volta in una stagione si scatena il Cibali nella gara contro il Como. Un rigore inesistente a pochi minuti dalla fine, fa scattare la rabbia cieca dello stadio. Tentativi d’invasione, sassaiole e persino un’aggressione all’arbitro. Non manca nulla, compresi feriti e arrstati. Per lo stadio saranno cinque giornate di stop.”

“Un Massimino sempre più uomo solo al comando promette ma mantiene a metà, un pò per colpa sua un pò per colpa di chi non lo appoggia. Con i giocatori è continuamente una battaglia per i contratti, con gli allenatori i rapporti sono sempre d’amore e odio. E con la piazza il discorso è pressochè identico. Più volte il Cavaliere viene invitato a farsi da parte ma alla fine rimarrà sempre al suo posto, nel bene e nel male”

“Il derby è fatto di sensazioni, difficile da descrivere. La pressione era la stessa di oggi, a Catania il calcio era seguito ai tempi come adesso, c’era coinvolgimento della città. proprio col palermo il pescivendolo mi promise di offrirmi il pesce se avessi segnato. Ne segnai due, me lo diede per una settimana gratis. ogni persona doveva fare un regalo, doveva essere partecipe.” (Cantarutti)

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