“Quando voglio sapere se una persona è nata povera, non c’è niente di meglio che chiederle quante finestre c’erano nella casa in cui è cresciuta.”
“Per una persona povera una finestra è solo una lastra di vetro sudicia perennemente chiusa, seminascosta dietro mobili e scaffali di infima qualità accostati senza alcun criterio.”
“Giunta alla stazione di Tokyo e superati i varchi automatici sono rimasta mio malgrado ferma impalata, impressionata dalla fiumana di gente che sciamava in tutte le direzioni. Più che trovarsi di fronte a una comune folla di persone, sembrava di assistere a una misteriosa competizione di cui solo io ignoravo le regole. Insicura, inquieta, ho stretto forte i manici della mia borsa e ho fatto un respiro profondo.”
“Invece scrivere è diverso, con carta e penna posso dire quello che voglio e dove voglio, non costa niente, è una vera pacchia! Scrivere è un ottimo metodo per dimenticare le cose spiacevoli.”
“Nei giorni di maltempo spesso mi mettevo a fissare il flusso ininterrotto di onde nere come piombo che s’infrangevano contro la banchina grigia con un fragore assordante.”
“Il canto incessante delle cicale penetrava fino in fondo alle orecchie, mentre il calore opprimente del sole ci cuoceva la pelle. Le tegole sui tetti delle case, le foglie degli alberi ai lati della strada, i tombini e tutto il resto assorbivano la luce bianca dell’estate, lo splendore era accecante, ma intanto un’ombra nera sembrava espandersi dal profondo degli occhi. Madide di sudore dalla testa ai piedi, finalmente siamo arrivate a casa.”
“Da quanto avevo capito, pensava che beneficiare di qualsiasi forma di assistenza economica pubblica equivalesse a una sconfitta personale e fosse motivo di vergogna e disonore. Dal suo punto di vista un individuo dotato di orgoglio e degno di vivere in una comunità doveva poter contare solo sui propri mezzi e non gravare sullo stato e sugli altri.”
“E’ assurdo, tutto è legato al fatto che si continua a dire e a pensare che diventiamo donne nell’attimo in cui comincia a scorrere sangue in mezzo alle gambe e che, in quanto donne, siamo destinate a donare la vita. C’è qualcosa di cui vantarsi e andare fiere in tutto questo? Davvero c’è chi pensa che questo sia giusto? Io no, per niente. Anzi credo che proprio da questo derivino il mio odio e il senso di ripugnanza che provo per il mondo.”
“Quando penso che tutto questo non fa altro che contribuire alla moltiplicazione degli esseri umani, condannati a nutrirsi e a pensare per tutta la vita, mi sento cadere nella disperazione più nera. Mai e poi mai avrò un bambino!”
“Dedicarsi a se stessi e svagarsi per passare un po’ il tempo, senza preoccuparsi degli altri e dover fare per forza qualcosa insieme: dopotutto è normale, oltre che comodo e piacevole.”
“La gente ama le cose belle, è inutile negarlo. Tutti vogliono vedere e toccare ciò che possiede grazia e armonia. Tutti sperano e desiderano diventare attraenti. Le cose belle hanno valore. Ma è indubbio che esistono anche persone che hanno poco o nulla a che fare con la bellezza. E’ così che funziona.”
“Dopotutto nella ricerca della bellezza non c’è bisogno di una ragione.
La bellezza è sinonimo di bontà. E la bontà è il tramite per la felicità. La felicità non è una sola, esistono varie definizioni di felicità, ma tutte le persone la inseguono, che ne siano consapevoli o meno. Persino coloro che vogliono morire cercano la felicità nella morte, attraverso l’annientamento del proprio sé terreno. la felicità non è qualcosa che si può scomporre e discernere con estrema razionalità. La felicità è la felicità e basta. Tutti desiderano essere felici, e non serve una ragione per farlo, perché la ricerca della felicità è al contempo la più piccola e la più grande aspirazione dell’essere umano…”
“E ora, già da un po’ di tempo, il mio corpo ha preso a trasformarsi mio malgrado. Vorrei riuscire a non pensarci, vorrei non farci caso. Tutto cambia. Tutto passa. E davanti a me vedo solo nero, il nero che mi riempie gli occhi. Vorrei tenerli chiusi e non riaprirli più. Ma alla fine mi invade la paura di restare così per sempre e di non essere più in grado di riaprirli. Gli occhi mi fanno male, molto, troppo!”
“Eppure, nel guardare quelle copertine e quei piccoli dorsi scoloriti, mi sono riaffiorati a poco a poco alla memoria le emozioni e i sentimenti che avevo provato mentre leggevo quei romanzi. Il sedere intirizzito e le gambe intorpidite dopo le ore passate sui gradini di pietra gelidi, immersa nelle loro pagine, completamente isolata dal resto del mondo. Che strano, più li osservavo e più mi veniva voglia di rileggerli tutti dal primo all’ultimo. I miei vecchi tascabili…”
“A poco a poco avevo preso l’abitudine di portarmi dietro un libro, mi mettevo seduta sul water e leggevo. E non solo in bagno, ma ovunque, in qualsiasi posto andassi, avevo sempre con me un libro.”
“Alcuni di quei libri erano pieni di appunti a matita e sottolineature. Piccole note scritte con tratto così leggero da essere quasi illeggibili: bisognava guardare molto da vicino e sforzare gli occhi per riuscire a decifrarle. Sentivo il suono delle onde, in una notte buia senza luci. Immaginavo quel ragazzo timido che accostava il viso alle pagine fitte di caratteri e sottolineava con gioia le frasi e le parole che voleva serbare per sempre nella memoria.”
“E mi sono lasciata travolgere dal flusso inarrestabile dei miei pensieri…”
“Sono consapevole fino in fondo di essere una creature minuscola e insignificante, che come tutti vive e muore attimo dopo attimo, una pura nullità.”
“D’un tratto mi è affiorato alla mente il volto di nostra madre e ho distolto lo sguardo… Nostra madre negli ultimi mesi di vita, un ricovero dopo l’altro, distesa supina immobile nel letto d’ospedale o nel futon a casa, il suo corpo gracile e stremato che si rimpiccioliva a vista d’occhio, giorno dopo giorno.”
“Non mi girava bene niente, mi sentivo una fallita schiacciata sotto il peso di giornate monotone e avvilenti, tutte perfettamente uguali, come scatole di medesimi forma e colore che andavano ad accatastarsi l’una sull’altra all’infinito.”
“Ma il suicidio è la scelta di pochi, e la maggior parte delle persone trova invece rifugio nell’alcol.”
“Ricordi dai contorni nebulosi e indistinti… Un uccellino che descrive un arco nell’aria e s’invola verso l’alto. Un edificio lontano che torreggia nel cielo e da cui si sprigiona una colonna di fumo bianco. Io bambina che osservo il cielo di un blu sempre più cupo e la città che sembra non avere confini, con qualcuno seduto stretto al mio fianco…”
“Perché il cielo è color vino.”
“Nel cielo infinito si estendevano da una parte un mare di ricordi nostalgici e dall’altra un futuro invisibile, mentre qua e là brandelli di nuvole fluttuavano alla deriva.”
“Fuochi d’artificio e ricordi di quand’ero bambina… La fiammella della candela tremolante al vento caldo della sera, le mie mani e quelle di mia sorella che facevano da scudo per tenerla viva, i nostri occhi fissi sull’estremità di una stellina nell’attesa che prendesse fuoco… Lo sfrigolio della miccia che si innesca, odore forte di polvere pirica… Piccoli sbuffi di fumo grigio, facce illuminate a giorno dalla fontana di scintille…”
“…era in ansia, come un bicchiere in cui gocciola acqua dal tetto e si riempie a poco a poco.”
“Be’, è così che va il mondo, spesso le cose non vanno come ci si aspetta. Io ne sono un esempio lampante, non succede mai quello che penso. perciò è inutile stare ad angustiarsi, tanto alla fine viene fuori puntualmente qualcosa che nessuno aveva previsto.”
“In certi frangenti è inutile parlare. Meglio lasciar calare il sipario sulle parole…”
“Perché bisogna crescere e diventare adulti? Fa male! Nascere e venire al mondo non è una cosa bella!”
“Fa molto male vedere qualcuno soffrire, la sofferenza è una delle cose più atroci che esistano al mondo. Povera mamma, come vorrei che potesse condurre una vita migliore. Sono anni che va avanti così.”
“Quella ero io, e quello era il mio corpo di carne che chissà da dove veniva e dove sarebbe finito. Mi sembrava di essere lì da sempre e per sempre, ad affiorare confusa e irresoluta in mezzo a una nube di vapore, tra la luce fluorescente del neon e quella del tardo pomeriggio che penetrava dalla piccola finestra in alto, perennemente chiusa.”
“In altri termini, anche se uno comprende le singole parole di un discorso, non è detto che riesca ad afferrare il discorso nella sua interezza e nel suo significato più profondo. E’ la sottile differenza che esiste tra il semplice parlare e il comunicare. Credo sia questo il problema del mondo in cui viviamo: si parla, si parla, ma alla fine non si riesce a comunicare, tutto resta fermo a un livello superficiale, senza andare al cuore delle cose. E questo vale per tutti, è il grande dilemma della nostra epoca.”
“Riuscivo a vivere di ciò che scrivevo. Sta succedendo davvero?, mi chiedevo spesso. A volte mi sembrava di sognare. Leggere e scrivere erano diventati bene o male il mio lavoro, potevo trascorrere tutto il tempo che volevo a fare solo quello. Dedicare le mie energie alla lettura e alla scrittura, come avevo sempre sperato.”
“Non avere malattie è la più grande fortuna che possa capitare a un essere umano, tutto il resto è relativo.”
“Tutt’a un tratto li ho immaginati passeggiare fianco a fianco immersi in discorsi che solo loro potevano capire, lungo una strada dove non c’era niente e nessuno, in un tempo esclusivo tutto per loro.”
“Che cosa si desidera, di preciso, quando si desidera un bambino?”
“La sera incombeva dietro la tenda chiusa, che a poco a poco aveva assunto tonalità scure. Di colpo mi sono affiorati alla mente pensieri foschi: quante altre volte, d’ora in poi, osserverò questo blu notte arrivare alla mia finestra a questa stessa ora della sera? Cosa significa realmente vivere e morire da soli? Forse è come continuare a stare sempre e soltanto in unico posto, qualunque cosa si veda e si faccia, dovunque si vada.”
“Tracce d’intervento dormienti nei libri, nei vestiti, nelle tende e in altri oggetti, che riaffiorano in superficie quando i diversi elementi della stagione fredda si ridanno convegno a distanza di un anno: la temperatura calante, la forza via via meno intensa dei raggi del sole durante il giorno, il buio silenzioso e quant’altro. Come ricordi che tornano da lontano.”
“Giorni in cui ci sentivamo felici perché eravamo tutte vive e potevamo parlare e scherzare, anche se non navigavamo nell’oro e dovevamo privarci di molte cose. parole e discorsi che nascevano spontanei, senza alcuno sforzo; emozioni autentiche e genuine solo di rado espresse a voce.”
“La gravidanza e il concepimento non devono essere il fine ultimo. La storia non finisce lì, la vita dei bambini che vengono al mondo procede ben oltre. E prima o poi arriva senz’altro il momento in cui quei bambini vogliono conoscere la verità e sapere da dove sono venuti.”
“Diventare genitori significa prima di tutto concedere priorità assoluta al bene e alla felicità del figli, senza considerare più di tanto se stessi.”
“Tutte a fingere di fare le amichette, ma in realtà vogliono solo sapere cosa fanno e come se la passano le altre, sperando di conquistare la palma della numero uno e di non sentirsi delle fallite.”
“Oggi si tende a parlare sempre e solo con Internet.”
“Sul web ci sono un sacco di vecchiacci fastidiosi ed è pieno di post volgari, è un inferno, questo è vero, ma a volte scrivi una frase o un pensiero e raccogli centinaia di like, retweet e commenti positivi, e questo ti può cambiare l’umore e farti sentire meglio. Io ho più di mille follower…”
“Ma che cos’è la vita? mi chiedo. Perché siamo venuti al mondo? A una certa età, domande del genere inizi a portele. Soprattutto quando hai problemi e niente va mai per il verso giusto.”
“Persone di tutte le razze e di tutte le età prendevano decisioni importanti e davano una svolta alle loro esistenze, cambiandole dall’oggi al domani. Solo io restavo sempre la stessa. Immobile, senza mai muovere un passo, socchiudevo gli occhi dinanzi a un possibile grande cambiamenti, languendo nell’inazione.”
“Per stare dietro a tutto ti riduci a uno straccio, devi lavorare come una matta e spesso devi restare a casa quando i figli si ammalano.”
“Hai voluto un figlio? Bene, ora devi essere pronta a lavorare sodo e impegnarti fino allo stremo delle forze per tirarlo su, per molti anni, finché non sarà autonomo e indipendente. Dovrai affrontare insieme a quel figlio mille problemi e momenti difficili: le malattie, gli esami di ammissione a scuola, il periodo ribelle dell’adolescenza, l’ingresso nel mondo del lavoro e tutto il resto. Un figlio ti cambia la vita, sì, ma tu devi essere pronta a sacrificarti per lui, devi sapere che non avrai più gli spazi che avevi prima. Altrimenti come molte donne, quando te ne renderai conto sarà già troppo tardi e non farai altro che lamentarti e soffrire. Diventare madre non è un capriccio, bisogna essere convinte e pronte a sacrificare se stesse.”
“Ero frastornata, incapace di reagire, lì a chiedermi come fosse possibile capire così tanto del corpo di un’altra persona attraverso un semplice abbraccio.”
“E la primavera intanto era già quasi passata, come una porta che si apre su una stanza vuota e si richiude sbattendo.”
“Ora cresce di giorno in giorno, al di fuori di me, e se penso anche solo per un istante che potrebbe morire a causa di una malattia o di un incidente qualsiasi, mi prende un’angoscia terribile e mi si blocca quasi il respiro. I bambini sono creature fragili, sono la cosa più bella del mondo ma fanno anche paura.”
“Gli uomini sono assurdi, ridicoli, così diversi da noi… Per esempio, fanno sempre un casino pazzesco, quando chiudono il frigorifero, le porte, o anche solo quando devono premere il pulsante per spegnere il microonde. E poi sono così maldestri e incapaci nelle cose di tutti i giorni, da soli non sono in grado di fare quasi niente, o comunque lo fanno molto male. A parte casi eccezionali, non si occupano per niente della casa e dei figli, e poi fuori fanno spesso i gradassi atteggiandosi a padri e mariti perfetti… Che idioti! Non sono abituati a reggere lo stress e vanno in tilt per un nonnulla, non puoi dir loro niente e subito ti mettono il broncio. E poi, ancora peggio, pretendono di essere consolati per recuperare il buonumore…”
“Rifletti bene, per favore. I nostri cari amici maschi sono viziati fin dal primo istante di vita e non se ne rendono neanche conto. Non alzano quasi mai un dito, fa sempre tutto la mammina, e loro, così fieri di quel bitorzolino che hanno tra le gambe, finiscono col credere di essere divinità scese in terra, superiori a noi femminucce. Poi crescono e non pensano ad altro che a infilarcelo dentro. E, peggio ancora, la società è costruita a loro immagine e somiglianza, nel senso che il sistema contempla noi donne sempre tutte nude e indifese e spalanca le porte ai possessori del sacro bitorzolino.”
“Diventare madre mi ha resa felice e completa. Se un giorno dovessi svegliarmi e scoprire che è stato tutto un sogno, penso che morirei di dolore.”
“quando c’è il desiderio, non servono ragioni. Il desiderio cancella ogni ragione, anche se per assurdo è accompagnato da un comportamento lesivo nei confronti di un’altra persona. Forse non servono ragioni né quando si genere né quando si estingue una vita.”
“Però… alla fin fine siamo tutti uguali. Voglio dire che nascere e vivere è dura per chiunque. Il fatto in sé di venire al mondo ed esistere è quanto di più complicato possa esserci. Non ce ne rendiamo conto, ma tutti noi, nell’arco della vita, è come se fossimo costantemente in cura, sotto terapia.”
“E tutti pensano che la vita sia meravigliosa, che nascere sia una grande fortuna e che il mondo sia fantastico. E’ vero, esistono il dolore e la sofferenza, milioni di problemi, ma niente può sopraffare la gioia di vivere in un posto tutto sommato stupendo e insuperabile. E così tutti mettono al mondo altre vite e perpetuano la specie, senza porsi troppe domande. Questo è il pensiero dominante, probabilmente fin da quando esiste l’essere umano.”
“E il pensiero dominante che è diventato legge, per cui nessuno osa affermare o anche solo pensare il contrario. Siamo esseri umani, siamo fatti così… ma che significa, veramente, quel “siamo fatti così”?”
“E’ mai possibile che le donne che desiderano un figlio pensino soltanto a se stesse? Nessuna è in grado di spostare tutta l’attenzione sulla nuova vita che verrà?”
“Inoltre, la stragrande maggioranza delle madri fa di tutto pur di non far soffrire i figli, si sforza fino all’inverosimile nel tentativo di evitare loto qualsiasi difficoltà. Ma questo non va bene, perché l’unico modo per riuscirsi equivale a non permettere di vivere appieno la vita. In altre parole si giunge al paradosso di mettere al mondo una nuova vita per negarne almeno in parte l’esistenza. A quel punto che senso ha nascere?”
“Non è tutto una grande scommessa?”
“La notte era sospesa in un colore indefinibile, tra il nero, il grigio e il blu scuro, mentre la brezza sottile portava con sé un odore di pioggia via via più intenso. Una bicicletta solitaria è passata per la strada di fronte, chissà chi la guidava. Il debole e tremulo fascio di luce gialla del fanale anteriore ha trafitto per qualche momento l’oscurità.”
“Mettere al mondo un figlio significa svegliare un bambino che dorme beato, con la consapevolezza di tutto quello che può accadere. Chi desidera avere un bambino deve prendersi questa responsabilità.”
“L’amore, l’affetto, lo scopo: pur di credere in ciò che vuole credere, la gente è capace di ignorare il dolore e la sofferenza altrui.”
“In breve mi sono sentita invadere da una solitudine estrema, dilaniante.”
“Che bello, nessuno di loro soffre né prova dolore – sussurra e sorride Yuriko. Qui non esistono né felicità né tristezza. Non esiste niente di niente, perché tutti dormono beati.”
“Perché sei morta così, senza dirmi niente?”
“Non esiste niente al mondo in grado di bloccare il sole pomeridiano di agosto, era come se lo scatto di un flash perdurasse per un istante infinito e racchiudesse in un’unica fotografia piena di luce tutto ciò che si vedeva dalla finestra: le foglie verdi degli alberi, la strada grigia, la scritta Stop sull’asfalto, i pali elettrici, la vecchina col suo carrello e le loro ombre scure.”
“Mentre osservavo distratta il paesaggio immaginavo di essere in una di quelle stradine, sul bordo di una risaia o sulla riva di un fiume e di guardare tutto ciò che mi stava intorno. E pensavo a quanto siamo piccoli e insignificanti noi esseri umani a confronto con la natura, il nostro corpo minuto, il tempo limitato a nostra disposizione e i miliardi di posti nel mondo che non vedremo mai.”
“Che cosa aveva provato nel percepire quell’odore intenso di mare? La famiglia, una nuova vita: che cosa si aspettava? Quali erano stati i suoi sogni e i suoi desideri? Solo in quel momento mi rendevo conto di non averglielo mai chiesto. Non avevo mai chiesto a mia madre ciò che pensava prima di diventare madre. Perché non lo avevo fatto?”
“Ho continuato a percuotere quella porta non so neanch’io per quanto tempo, perché in fondo all’anima speravo che si aprisse lasciandomi rivedere almeno per una volta mia madre… Mia madre che mi apriva la porta con indosso il suo magnifico grembiule rosso, quando tornavo da scuola con la mia adorata cartella sulle spalle e salivo le scale di fretta non vedendo l’ora di riabbracciarla.”
“Non era facile per un ragazzino, però in qualche modo riuscivo a capire quello che voleva dirmi mio padre: nella vita non tutto è bello come sembra, ci sono tante difficoltà da affrontare, e inoltre non bisogna dimenticare che cento anni passano in un baleno e la nostra piccola esistenza fa parte di un tutt’uno smisurato e infinito.”
“—per chi ha perso una persona cara, una tomba a volte può rappresentare una specie di rifugio, un luogo di consolazione quando ci si sente soli e persi.”
“Ho guardato il viso della bambina. Poi ho abbassato il mento contro il petto e l’ho guardata per intero. Era la prima persona della sua vita, il suo primo incontro. Lei, quella creatura unica e irripetibile, era lì con me, e non nei miei ricordi, nella mia fantasia o altrove. Era lì con me, in quel preciso momento, e non aveva incontrato nessun’altra persona prima di me. Piangeva a pieni polmoni, la voce che vibrava in tutto il corpo. Dov’eri? Sei venuta da me? immaginavo di chiederle, e continuavo a fissarla mentre piangeva sul mio petto. Lei, la mia bambina.”