Frasiarzianti's Blog

Le frasi più belle tratte dai libri letti

Il romanzo dell’archeologia – C.W. Ceram

“Consiglio il lettore di non cominciare questo libro dalla prima pagina. So infatti che le assicurazioni dell’autore circa l’interesse eccezionale della materia presentata contano ben poco… specialmente poi quando il titolo promette un “romanzo dell’archeologia”, di quella disciplina, cioè, che ognuno considera come la più arida e noiosa di tutte le scienze.”

“La lava, pietra liquida e fluente, magma di ogni sorta di minerali, torna a cristallizzarsi e pietrificarsi. Sotto questa coltre spessa venti metri giaceva Ercolano.”

“Tuttavia il merito di Winckelmann rimane quello di aver introdotto l’ordine dove non era che il caos e di aver portato la scienza dove non regnavano che ipotesi e leggende. Egli rese possibile, attraverso la rivelazione del mondo antico, il classicismo di Goethe e di Schiller, e preparò gli strumenti che sarebbero un giorno serviti agli archeologi per strappare alle tenebre del tempo altre e più antiche civiltà.”

“Ma ci rendiamo noi realmente conto di quanto acume è stato necessario per penetrare il segreto di queste scritture e di queste lingue, già cadute in disuso quando l’Europa settentrionale era ancora una terra abitata dai barbari? Riflettiamo abbastanza a come fu possibile dare un significato a questi segni che sembravano morti?”

“Nel 1856, presso Dusseldorf, si scoprirono i resti d’uno scheletro di cui oggi ci si riferisce con il nome di uomo di Neanderthal.”

“Sotto le rovine della Nuova Ilio ce n’erano altre e sotto queste altre ancora. Tutta la collina era come un’immensa cipolla da sfogliare strato dopo strato. E ogni strato sembrava essere stato abitato nelle epoche più diverse; popoli avevo vissuto ed erano morti, città erano state innalzate e poi distrutte, il ferro e il fuoco avevano infuriato, una civiltà aveva annientato l’altra e sempre di nuovo una città di vivi era stata costruita su una città di morti.”

“Era il trionfo di Heinrich Schliemann, ma fu anche il trionfo di Omero. Veniva confermata l’esistenza di tutto quanto si era ritenuto mito e leggenda, e si era attribuito alla fantasia del poeta!”

“Il tesoro di Priamo! L’aureo tesoro di uno dei più potenti re della più antica età, gravato di sangue e di lacrime, i gioielli di uomini simili agli dei, sepolti da tremila anni, sotto le mura crollate di sette regni distrutti, erano restituiti alla luce! Schliemann non dubitò un istante di aver trovato il tesoro. Solo dopo la sua morte si dimostrò che egli si era lasciato ingannare dall’ebbrezza del primo entusiasmo, che Troia non si trovava nel secondo e neppure nel terzo strato, ma nel sesto a partire dal basso, e che quello era il tesoro di un re mille anni più vecchio di Priamo.”

“La diffidenza dei professionisti verso i profani fortunati è la diffidenza del borghese verso il genio. L’uomo che procede sulla strada battuta disprezza colui che si avventura su un caino impervio e senza solide basi su cui appoggiarsi. Ma questo disprezzo è ingiusto.”

“Evans non esitò di annunciare al mondo di aver trovato il palazzo di Minosse, figlio di Zeus, padre di Arianna e di Fedra, signore del labirinto e dello spaventoso Minotauro, il mostro mezzo uomo e mezzo toro che vi abitava.”

“La scoperta archeologica dell’Egitto si inizia con Napoleone e con Vivant Denon. Un imperatore e un barone. Un generale e un artista.”

“E c’era poi un oggetto di aspetto singolare: una stele di basalto nero che divenne celebre col nome di stele trilingue di Rosetta e doveva costituire nientedimeno che la chiave di tutti i segreti dell’Egitto!”

“Là sorgono le piramidi – nel solo territorio del Cairo ne restano tracce di sessantasette – nel deserto senza ombra allineate sulla piazza d’armi del sole, i colossali sepolcri dei re; una sola di esse è formata di due milioni e mezzo di blocchi di pietra, trasportati da più di centomila schiavi nel corso di venti anni.”

“Il bruno ragazzo guardò incantato i primi frammenti di papiri, e rimase affascinato dalle prime iscrizioni geroglifiche su lastre di pietra. Si può leggere? egli chiese. Fourier scosse la testa. Io le leggerò! disse il piccolo Champollion con ferma convinzione.”

“Sei mesi dopo, il 2 marzo 1818, come illustra ancora un’iscrizione sull’ingresso, l’italiano (Belzoni) aprì la seconda piramide di Gizeh, quella di Chefren, arrivando fino al vano della tomba. Con queste sue prime ricerche egli diede l’avvio alla scienza delle piramidi, le più imponenti costruzioni del mondo antico, e fu merito suo se dall’oscurità della prima era egizia, dall’interno di questi giganteschi solidi geometrici, cominciarono a emergere le immagini degli antichi monarchi.”

“Oggidì, con la linea tranviaria n.14, si giunge fin presso al sito della piramide, e si è ricevuti da vocianti dragomanni, da conduttori di asini e custodi di cammelli che domandano bakscisc. Non risuona più il pianto degli schiavi, il sibilo delle fruste è stato rapito dal vento del Nilo e svaporato è il lezzo del sudore. Rimane l’opera gigantesca.”

“Ma erano le piramidi un rifugio sicuro? ci si avvide che proprio la loro mole, invece di spaventare i malfattori, li richiamava. I loro blocchi di pietra nascondevano, è vero, ma le loro proporzioni gigantesche gridavano troppo chiaramente che avevano qualcosa da nascondere.”

“Trovarono allora finalmente sul terreno dove avevano lavorato sei inverni prima, nella zona delle capanne e delle pietre. E questa volta, appena demolirono le capanne e fecero quello che avrebbero potuto fare nei sei lunghi anni precedenti, appena il piccone affondò nel terreno, trovarono l’ingresso alla tomba di Tut-ench-Amun, la più ricca tomba regale d’Egitto!”

“Furono staccati alcuni chiodi d’oro, poi si sollevò il coperchio dell’ultima bara per le sue maniglie d’oro, e fu scoperta la mummia. Tut-ench-Amun, dopo sei lunghi anni di ricerche, era finalmente davanti a loro.”

Quali inimmaginabili e preziosi tesori devono essere passati, nel corso dei millenni, dai sepolcri regali della Valle nelle mani dei ladri?”

“Genio significa tra l’altro capacità di vedere in forma semplice ciò che è complicato e di riconoscere un principio in ogni costruzione. Grotefend si rivelò veramente un uomo di genio, e la sua intuizione decisiva fu di una singolare semplicità.”

“Nello splendido edificio che Layard trasse lentamente alla luce nell’angolo nordoccidentale della collina di Nimrud, e che portò la sua fama molto al disopra di quella di Botta, si riconobbe più tardi il palazzo di Assurnasirpal II, il re che aveva trasportato la sua residenza da Assur qui a Kalchu.”

“Ho vissuto da anni in questa terra. Mio padre e il padre di mio padre piantarono qui la loro tenda prima di me. Ma essi non hanno mai saputo nulla di queste figure. Da dodici secoli i veri credenti, e, Dio sia lodato, essi soli posseggono la vera saggezza, si sono stabiliti in questa contrada, e nessuno di essi, e di quelli che vennero prima di loro, ha mai sentito parlare di un palazzo sotterraneo.
E guarda!
Viene un frangi da una terra distante molti giorni di viaggio e va diritto sul posto, prende un bastone e traccia una linea di qua e un’altra di là.
Qui, dice, è il palazzo, e là, dice, è la porta, e ci indica ciò che per tutta la nostra vita è stato sotto i nostri piedi senza che ne sapessimo nulla.
Meraviglioso! Meraviglioso!
Hai appreso questo sui libri, per magia o attraverso i profeti?
Parla, o bey! Dimmi il segreto della sapienza!”

“Nell’autunno del m1849 Layard cominciò a scavare sulla collina di Kujundshik, di fronte a Mossul, sull’altra riva del Tigri, e trovò uno dei maggiori palazzi di Ninive!”

“Oggi lo sguardo si posa sulla Babilonia risuscitata da Koldewy, sulle rovine, sugli splendidi frammenti, avanzi di un passato splendore. Come suonano le parole del profeta Geremia? E ci abiteranno gli animali del deserto e cani selvatici e giovani struzzi; e non sarà più mai abitata, e nessuno vi dimorerà per tutti i tempi che verranno!”

“Quando consideriamo davvicino la storia dell’umanità, viene il momento in cui sentiamo il respiro dell’eterno, poiché dobbiamo constatare che in cinquemila anni di storia umana ben poco è andato perduto; spesso ciò che era buono diventò cattivo, ciò che era giusto venne falsato, ma continuò ad agire anche quando non era più chiaramente presente alla nostra coscienza. Abbiamo allora l’improvvisa e terribile sensazione di che cosa significa essere uomini; ci sentiamo immersi nel flusso di innumerevoli generazioni, di cui portiamo in noi pensieri e sentimenti come un retaggio insopprimibile, senza per lo più renderci conto del peso di questa eredità (che ci trasciniamo dietro, soli tra i mammiferi) e senza far fruttare come dovremmo la moneta che abbiamo ricevuto.”

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