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Vite Parallele: Alessandro E Cesare – Plutarco

ALESSANDRO

“Io non scrivo storia, ma biografia; e non è che nei fatti più celebrati ci sia sempre una manifestazione di virtù o di vizio, ma spesso un breve episodio, una parola, un motto di spirito, dà un’idea del carattere molto meglio che non battaglie con migliaia di morti, grandi schieramenti d’eserciti, assedi di città”

“Siccome il filosofo, che aveva scarsissima considerazione per Alessandro, se ne stava tranquillo nel Craneo, il re in persona andò da lui e lo trovò che stava disteso al sole. Al giungere di tanti uomini egli si levò un poco a sedere e guardò fisso Alessandro. Questi lo salutò e gli rivolse la parola chiedendogli se aveva bisogno di qualcosa; e quello:<< Scostati un pò dal sole>>. A ale frase si dice che Alessandro fu così colpito e talmente ammirò la grandezza d’animo di quell’uomo, che pure lo disprezzava, che mentre i compagni che erano con lui, al ritorno, deridevano il filosofo e lo schernivano, disse:<< Se non fossi Alessandro io vorrei essere Diogene>>.”

“E la maggior parte dei Macedono che caddero o furono feriti, proprio lì incontrarono il loro destino, perchè lì vennero a contatto con uomini che sapevano combattere e avevano perso le loro speranze”

“Dario rispose che temeva che i nemici gli sfuggissero e che Alessandro evitasse lo scontro; e Aminta:<< Quanto a questo stai tranquillo, o re; sarà lui a marciare contro di te, anzi già sta venendo>>.”

“Quasi tutti pensavano a questi rischi, ma era difficile distogliere Alessandro quando aveva deciso qualche impresa. E d’altro canto la sorte, compiacendo i suoi disegni, rendeva ostinate le sue decisioni; il grande coraggio che egli poneva nelle sue azioni rendeva poi invincibile la sua ambizione che non solo si imponeva sui nemici ma anche sui luogi e circostanze.”

“Non sapete che il massimo della nostra vittoria sta nel non fare quello che fanno i vinti?” (Alessandro)

“Egli prese l’elmo colmo d’acqua; ma guardandosi attorno vide tutti i suoi cavalieri che volgevano la testa a guardare lui; allora non bevve, ridiede l’elmo, e lodati i donatori, disse :<<Se bevo io solo, si perderanno d’animo tutti>>.”

“Amico, questo è l’estremo della mia sventura: ricevere del bene e non poter ricambiare” (Dario)

“Nulla è invincibile per chi ha audacia, né è sicuro per chi è vile”

“Al ritorno da quella cerimonia Alessandro, riuniti a pranzo molti amici e generali, propose una gara, con premio a chi avesse bevuto la maggior quantità di vino puro. Promaco, che fu il vincitore, arrivò a bere quattro congi (13 litri); dopo che ebbe preso il premio sopravvisse tre giorni”

CESARE

“non si deve ritenere trascurabile all’inizio nessuna azione, che rapidamente diventa grande se è continua, e che poi diviene irresistibile se non viene considerata per quel che è”

“Non vi pare che valga la pena addolorarsi se Alessandro alla mia età già regnava su tante persone, mentre io non ho ancora fatto nulla di notevole?” (Cesare)

“Pur non avendo combattuto in Gallia nemmeno dieci anni, egli conquistò a forza più di 800 città, assoggettò 300 popoli, si schierò in tempi diversi contro tre milioni di uomini, ne uccise un milione in battaglia e altrettanti ne fece prigionieri”

“Era esile di complessione, bianco e tenero di carnagione, soggetto a emicranie e ad attacchi epilettici. COmunque egli non prese questa sua debolezza a giustificazione di vita molle, anzi considerò l’attività militare una cura di questa debolezza , contrastando i suoi malanni con lunghissime marce, mangiando frugalmente, dormendo sempre all’aperto, faticando, e così mantenendo il corpo inattaccabile ai mali”

“Miserrimo era lo spettacolo che la città offriva come una nave che, nell’accavallarsi di una grave tempesta, viene portata da nocchieri disperati a sfasciarsi contro il primo ostacolo”

“Se non ti piace quanto avviene, ora vattene; la guerra non ha bisogno di libertà di parola; quando poi sarò giunto ad un accordo e avrò deposto le armi, allora verrai a fare il demagogo” (Cesare)

“Molti raccontano che un indovino gli aveva predetto di guardarsi da un gran pericolo in quel giorno del mese di marzo che i Romani chiamano idi; venuto quel giorno, Cesare entrando in senato salutò l’indovino e prendendolo in giro disse:<< Le idi di marzo son giunte>>; e quello tranquillamente:<<Si, ma non sono ancora passate>>.”

“…caduto il discorso su quale fosse la morte migliore, anticipò l’intervento di tutti esclamando :<<L’inattesa>>.”

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